La Chiesa di San Lanfranco
Scopri la Chiesa di S. Lanfranco a Pavia: Storia e Arte
Eretta verso il 1090 da alcuni vallombrosani venuti dalla Toscana, col nome di S.Sepolcro, questa chiesa assunse dopo il 1198 il nome di S. Lanfranco a ricordo del vescovo di Pavia Lanfranco Beccari ivi morto e sepolto in quell’anno. La facciata e il campanile sono della prima metà del secolo XIII. La chiesa è una sola navata con transetto. Sul quadrato centrale sorge una cupola con finestre. Il coro, di cui tre finestre conservano gli antichi vetri effigiati, fu ricostruito nel 1509. La facciata è di mattoni, divisa in tre campate verticali, ha il cornicione ornato dei soliti archetti e rifulge qua e là di scodelle iridate.
L'abate Luca Zanachi di Parma diede principio nel 1453 alla ricostruzione dell'annesso monastero, e fece eseguire il bellissimo chiostro adorno di elegantissimi bassorilievi di terracotta, ridotto ora a una miseranda rovina. Su un capitello si legge: Hoc opus f. f. Lucas abbas S. L. a. 1467. Sotto il portico, tracce di affreschi del 1504. Le terrecotte delle arcate poggianti su svelte colonne binate, raffiguranti lunghe teorie di graziosissimi puttini riddanti, somigliano alle più belle dei chiostri della Certosa: non sono opera di un Luca de Alemania, come pensò il Robolini, né, come altri disse, del maestro delle più antiche arcate del chiostro della Certosa, ma fanno pensare, secondo il Meyer, all'arte dell'Amadeo.
Nel 1480 l'abbazia fu data in commenda al marchese Pietro Pallavicini, che fece proseguire i lavori e costruì il chiostro grande dal nobile e grave colonnato di marmo.
Rientrando in chiesa, sull'altare che si trova presso la sacrestia intravediamo, coperto in parte da una brutta statua moderna, un buon fresco del secolo xv, rappresentante la Vergine.
Nel coro si ammira il monumento fatto erigere dal marchese Pallavicini circa l'anno 1498 alla memoria di Lanfranco Beccari. La bellissima arca di marmo bianco, sostenuta da sei snelle colonne, è il capolavoro dell'ultima maniera di G. A. Amadeo, più pura, più tranquilla, più maschia, rispondente a quel momento artistico lombardo in cui trionfa il genio severo di Bramante.
La linea del monumento, con la sua sovrapposizione di parallelepipedi, è alquanto monotona ma i bassorilievi sono, a giudizio del Meyer , i più belli e accurati che l'Amedeo abbia mai scolpiti.
Quelli della fronte del parallelepipedo maggiore rappresentano il santo seduto, in atto di respingere le proposte dei consoli ritti dinanzi a lui, il santo di ritorno a pavia dall'esilio, benedicente i fedeli, il santo in preghiera, e dietro a lui una schiera di vallombrosani; quello del fianco destro, la vestizione di un nuovo monaco; quelli della parte posteriore e del fianco sinistro, alcuni fatti miracolosi che sarebbero avvenuti dopo la morte di san Lanfranco. Dei bassorilievi del secondo parallelepipedo minore, quelli della fronte rappresentano la presentazione di Gesù al tempio, la guarigione di tre infermi; quelli della parte posteriore, la Visitazione di Maria e l'Annunciazione; quelle de lati, la Natività e l'Adorazione di Gesù.
Nelle antiche vetrate del coro sono rappresentati il regista Bernardo papiense, che tenne alto, tra il XII e il XIII secolo, l'onore della scuola giuridica di Pavia, e il beato Tesauro. Sono in corso, diretti dalla Regia Soprintendenza ai Monumenti di Lombardia, e con il concorso del parroco locale, importanti restauri, intesi a ridare alla chiesa l'aspetto primitivo. Si sono scoperte tracce di affreschi del secolo XIII, simili ad alcuni di S. Teodoro.
Fonte: Pavia e i suoi monumenti