Skip to main content

Il Monastero Della Pusterla

Il Monastero Della Pusterla - Spendiamo a Pavia

Pavia: Esplora il Monastero della Pusterla

Questo monumento antichissimo, detto già di Teodote dal nome di una donzella che il re Cuniperto vi chiuse nel 668, dopo averla disonorata; detto poi della Pusterla dopo il secolo XI, dal nome d’una vicina piccola porta della città; fu soppresso nel 1798, e poi fu rifabbricato a uso del nuovo seminario vescovile, che vi fu allogato nel 1867.

Il vasto cortile è circondato da un portico adorno negli archi di terrecotte eseguite su modelli dell’Amadeo, e di affreschi di Bernardino de Rossi alle pareti. Le snelle colonne, le arcate slanciate e ariose più di quelle della Certosa , le mezze figure di monaci preganti, i morbidi angioletti svolazzanti fanno di questo chiostro una delle più deliziose opere  del rinascimento pavese. Quanto agli affreschi, assai ben conservato è quello del lato di mezzodì, firmato e datato (1491), corretto di forme e vivace di colorito rappresentante la Vergine col Bambino, san Benedetto e i committenti. Ne riferiamo l’iscrizione, che va deperendo, perché si ricordi: Hoc opus fecit Antonius de Puteo de anno MCCCCLXXXXXI Bernardinus de Rubeis pinxit.

Gli affreschi del lato di oriente l’annunzio a Gesù della morte di Lazzaro e lo zoppo risanato da san Pietro e san Giovanni, dovevano essere tra le più nobili opere di Bernardino, ma sono mirabilmente deperiti. Nel 1913 furono scoperti affreschi decorativi degli archi, dei sottarchi e delle pareti.

Il refettorio ha una serie di capitelli impostati a sorreggere le sue volte, perfettamente identici a quelli del chiostro di S. Lanfranco e contrassegnati dalla stessa data (1467): evidentemente i capitelli di S. Lanfranco furono qui ripetuti a risparmio di nuove forme. La biblioteca ha una porta riccamente decorata in terracotta.

Bellissimo l’oratorietto a croce greca con quattro cupole racchiudenti la cupola centrale. Il Calvi lo attribuisce a Dolcebuono, che avrebbe riprodotto il Duomo  a un decimo di grandezza; il Moiraghi lo dà a Giovanni Pessina; il Pungileoni , assai discutibilmente, al Bramante. L’interno dell’oratorio è tutto coperto di numerosi affreschi, mirabilmente conservati, dallo stesso Calvi attribuiti a Bernardino de Rossi, il quale, per altro, dovette valersi in quest’opera della mano di alcuni scolari, che a gara dipinsero angioli, santi, profeti, vergini, martiri, i quattro evangelisti, i quattro dottori, e le storie del Cristo in Vergine. Nella cripta di qeust’oratorio c’è un pozzo dove fu tratto il prezioso crocifisso d’argento, ora a S. Michele , che la tradizione dice appartenuto alla pia Teodote.

La chiesetta del seminario , eretta nel 1604, dedicata originariamente alla Vergine e , dal 1867, a sant’Andrea, ha le pareti adorne di affreschi barocchi, e di begli stucchi. L’affresco della parete di destra è di Luigi Scaramuccia,detto il perugino (1616 – 1689), e rappresenta il Crocifisso, in chiaroscuro, e un gruppo di sante, tra le quali è forse Teodote; quello della parte di sinistra è di F Abbiati, e rappresenta san Benedetto e probabilmente Teodote, che offre al santo il modello della chiesa e del monastero.

Presso l’ingresso di questa chiesetta si vede un ricordo marmoreo (1848) del vescovo Luigi Tosi, benefattore del seminario e amico di Alessandro Manzoni.

Fonte: Pavia e i suoi monumenti

Gallery

Per contattarci

Indirizzo
Internet

Come raggiungerci