Basilica San Pietro in Ciel D’oro
Scopri i Segreti della Basilica San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia
Sorse al principio del secolo VII: la troviamo menzionata per la prima volta in Paolo Diacono sotto l’anno 604. Liutprando fece poi innalzare, non possiamo in che anno, il monastero benedettino, e trasferire nella basilica le ossa di sant’Agostino. Questo fatto attirò su tutto il mondo cattolico. Carlo Magno provvide (774) all’istituzione di scuole presso questa basilica. La quale va superba del ricordo di Dante (Par., x, 128), del Boccaccio (Dec., x,9), del Petrarca (Sen., v, I), che la chiama devoto e pietoso consorzio di uomini grandi, perché vi furono sepolti, a non dir d’altri, Agostino, Severino Boezio e re Liutprando. Fu ricostruita, secondo il Rivoira, negli anni che corsero tra il terremoto del 1117 e la riconsacrazione della chiesa per opera di Innocenzo II (1132). La volta fu rifatta nel 1487 da Giacomo da Candia.
Dopo il S. Michele, non presenta nuovi elementi, se ne toglie forse l’uso delle colonnine avvicendate con piedritti e contrafforti, uso che si riscontra già nel Duomo di Modena. Di S.Michele, dice il Venturi, S. Pietro in Ciel D’Oro “sviluppa il tipo, con le volte più leggere, a croce allungata rettangolare, nella nave mediana, sopra i pilastri a fascio bene sviluppati, e senza la cupa ornamentazione dell’altra chiesa”. Non mancano, del resto, al S. Pietro fantastiche decorazioni, simili a quelle di S. Michele. La costruzione è in cotto: la sola porta e le parti ornamentali sono di arenaria. Molte scodelle di terracotta policroma e iridata fanno scintillare di riflessi metallici la facciata, alquanto asimmetrica. Bellissima l’ampia cripta spartita in cinque navi da ventiquattro colonne. Pittoresche all’esterno le tre absidi che terminano le tre navate. I restauri di questa chiesa, compiuti dal 1875 al 1899, furono diretti dall’architetto pavese Angelo Savoldi.
Insigne è questa basilica anche per le comparazioni religiose che vi fiorirono attorno, semenzajo di teologi, di predicatori, di professori, di miniatori. Alla destra del tempio sorgeva il convento degli Agostiniani (qui stabiliti dal 1327), dove visse Jacopo Bossolaro , il fiero Savonarola di Pavia; alla sinistra il convento dei Lateranensi (1509) ove meditò Ambrogio Teseo degli Albonesi, primo a diffondere in Europa la conoscenza delle lingue orientali. Il convento Lateranense fu ricostruito al principio del secolo XVIII; e il maestoso edificio ora serve all’autorità militare.
Rientriamo in chiesa. Disgraziatamente poco resta delle preziose pitture che la adornavano in antico: nulla del pittore che vi operò verso la fine del Trecento, Michelino da Besozzo o da Pavia, che poi sull’inizio del secolo XV fu celebrato su ogni altro, anche fuori di Lombardia. La Madonna sul trono del Bergognone è oggi insigne ornamento della Pinacoteca Ambrosiana a Milano. Nell’ interno della facciata, a sinistra, notiamo alcune graziose immagini affrescate di santi, che il Malaguzzi attribuisce al pavese Bernardino de’ Rossi. Ma queste pitture, nota il Majocchi, sono del 1525 circa, Bernardino morì nel 1515; si potranno dunque della sua scuola, forse di suo figlio Giovanni Agostino, o di Andrea Marliani. Nella prima campata della nave minore di sinistra si vede una libera imitazione della foppesca Resurrezione del Collegio Castiglioni, che a suo luogo descriveremo.
Nel grande pilone, a destra della cripta, è da notare il sepolcro di re Liutprando,con antica iscrizione metrica latina.
Interessante la cosiddetta Sagrestia Nuova, tornata ai religiosi nel 1920, con volta a vele, dipinta alla fine del secolo XVI, e con un capitello, l’ultimo a sinistra, datato 1561.
L’abside adorna di pitture moderne del Loverini e del Bernardi.
Qui sfoggia l’eburneo candore de’ suoi marmi l’Arca di Sant’ Agostino, il più splendido lavoro dei maestri campionesi che sentirono l’azione di Balduccio da Pisa. Fu lavorata dal 1360 al 1380. Attribuita dal Vasari ad Agostino e Agnolo senesi, dal Cicognara ai Dalle Masegne, dal Sacchi e dal Merzario a Bonino da Campione, dal Calvi e a Matteo da Campione, dal Perkins a Bonino e a Matteo da Campione, dal Majocchi a Balduccio stesso, dev’essere opera di campionesi che vollero imitare l’arca di San Pietro martire in S. Eustorgio di Milano, scolpita da Balduccio, ma, con la loro tecnica troppo lisciata, riuscirono meno sicuri nello scolpire tutto tondo, mentre gareggiarono col maestro nei bassorilievi.
L’arca (che descriviamo seguendo il Venturo) ha pianta rettangolare, tre piani, basamento, tempietto per la salma, cimasa. Il basamento è spartito in riquadri, dove sono figurate a coppie apostoli e santi, da pilastrini, sui quali si addossano le virtù conventuali. Sulla cornice del basamento è la data (1362). Su questo zoccolo giace la statua del santo, entro un tempietto sostenuto da pilastri quadrati, quattro per ogni fascia maggiore, sui quali si volgono ornate arcate: la figura del santo in pontificali paludamenti è attorniata da angeli che sollevano la coltre mortuaria: sopra ogni lato del pilo quadrato s'appoggia santi a tutto tondo, e sui capitelli d’ogni pilastro si assidano altri santi.La volta del tempietto è adorna, nel mezzo, della figura dell’ Eterno e, negli spazi tra i costoloni, da arcangeli, profeti e santi. La cimasa ha un grande fascia o fregio diviso da pilastri in tanti campi figurali con altre statuette di beati sul davanti: in quei campi le storie di sant’ Agostino, che ascolta la predica di Sant’Ambrogio vescovo, o s’inginocchia ai piedi di san Simpliciano, o sogna nel proprio giardino la sua celeste vocazione, o indossa la veste del neofito impostargli da Sant’Ambrogio. Nell’altra faccia maggiore, i funebri di santa Monica,l’ istituzione dell’ordine agostiniano, i grandi effetti dell’opera sacerdotale d’Agostino. Nelle facce minori, a sinistra la predicazione del santo; a destra il trasporto delle sue reliquie dalla Sardegna a Pavia. Nei timpani triangolari del fastigio dell’arca continua il racconto dei fatti della vita di sant’ Agostino: libera un prigioniero, l’accompagna alla sua casa, libera un ossesso, converte un eretico, persuade un altro eretico dai piedi artigliati, muore, guarisce molti storpi, guarisce la gamba del cavaliere d’Ippona; il pellegrinaggio alla sua tomba, la visita d’un papa alla tomba di sant’ Agostino a S. Pietro in Ciel D’Oro. Tra timpano e timpano otto statuette rappresentano i cori angelici, secondo il disegno di Dionigi Areopagita. Mancano i serafini, perché rappresentati intorno al Padre Eterno, come nell’arca di S. Eustorgio.
Nella cripta, in elegante sarcofago di stile bizantino-ravennate del secolo VI, riposano le ossa di Severino Boezio, qui riportate solennemente, in omaggio a Dante, nell’ aprile 1923, dalla Cattedrale, ove si trovano dal 1799.
Fonte: Pavia e i suoi monumenti