Basilica di San Teodoro
Scopri l'Eleganza Architettonica della Basilica di San Teodoro a Pavia
Fin dai tempi si onorò san Teodoro (che fu vescovo di Pavia dal 735 al 778) nella cripta della chiesa di S. Agnese, la quale poi ebbe il nome di S. Teodoro. Sorta forse nel secolo VII, se non già nel VII, sotto la denominazione di S. Agnese, questa chiesa cambiò il nome in quello di S. Teodor non più tardi del secolo IX. Questa è la storia della chiesa, secondo il Perlini. Ma noi sappiamo che tutte le chiese di Pavia furono riedificate dopo il Mille, probabilmente dopo il terremoto del 1117: né sappiamo prestar fede ai Sacchi, i quali studiando l’architettura usata in Italia nei secoli VI e VIII, videro in S.Teodoro. come in altri monumenti pavesi, un’opera del secolo VIII. Né riesce il Lose a dimostrare che S.Teodoro è uno dei più antichi esempi (propriamente del secolo XI) di quel suo fantastico stile bizantino-lombardo.
L’ultima parola, finora, mi pare l’abbia detta il Dartein, che ritiene la costruzione di S. Teodoro più recente di quella di S. Michele e di S. Pietro in Ciel D’oro. Le osservazioni ch’egli fa sulla disposizione della chiesa e specialmente della cripta (la quale occupa tutta l’estensione del transetto e delle absidi: disposizione unica in tutte le chiese lombarde di Pavia, e che il S. Teodoro ha comune col Duomo di Parma) e delle volte, sulla forma e qualità dei mattoni, lo conducono alla conclusione che questa chiesa appartenga al periodo finale dello stile lombardo, vale a dire alla metà o alla seconda metà del secolo XII. Le tre navate, come S. Pietro in Ciel D’Oro, terminano con tre absidi. L’ elegante cupola anticipa i tiburi delle chiese lombardesche del Quattrocento: è sovrapposta a essa una cupola simile più piccola, a cui nel secolo XVI fu sovrapposto un cupolino. Il campanile è della fine del secolo XVI.
Per merito del DOtt. C. Zuradelli, cominciò nel 1887 il restauro di questa basilica: ma soltanto nel 1904 gravi lesioni manifestatesi nella parte meridionale del tempio determinarono il cominciamento dei lavori d’un restauro sistematico, eseguito sotto la direzione dell’ Ufficio regionale per la conservazione dei documenti, e felicemente compiuto nel maggio 1909. Ora questa basilica, piccola, e pur maestosa, ripristinata nelle forme originarie, di una semplicità decorosa e gentile, è, dopo S. Michele e S. Pietro in Ciel D’Oro, la più bella chiesa di stile lombardo che Pavia possegga; ma la bellezza varietà e ricchezza dei suoi affreschi è senza confronti in questa città.
Nei recenti restauri alla chiesa furono scoperti, sulla fronte della cripta e sulle colonne, notevoli affreschi, che sono il più cospicuo saggio di pittura antica che sia a Pavia. Quasi tutti questi affreschi sono sovrapposti, tanto da costituire veri e propri palinsesti, ad affreschi anteriori.Alcune di queste figure sono la riproduzione di tipi tradizionali; ma qualche rara volta l’artista non riproduce un tipo, incarna la sua visione come nel Cristo a fianco della seconda porticina, nel quale, se è bizantineggiante l’occhio sbarrato, è romaneggiante la gravità del corpo maestosamente avvolto nella toga; come nella maestosa Vergine in trono, che ha alla sua sinistra la soave figura di San Giovanni Evangelista. Sotto questo affresco, un altro se ne vede, rappresentante san Francesco (m.1226) e santa Chiara (m. 1253) inginocchiati.
Questi affreschi , la cui età va dalla seconda metà del secolo alla seconda metà del secolo XIII, debbono essere opera di vari artisti, forse locali, che ripetono, intraprendendo qualche volta con una certa libertà, modelli bizantini. Tutta la parete del coro a destra dell'altar maggiore è adorna di affreschi rappresentanti i fatti della vita di sant'Agnese vergine e martire; la parete a sinistra, di affreschi rappresentanti i fatti della vita di san Teodoro. Ogni quadro ha la leggenda, o indicazione del soggetto.
I primi furono dal Magenta attribuiti al Bramantino; i secondi dal Cavalcaselle a Lor. Fasolo; gli uni e gli altri sono invece opera di Bernardino Lanzani da S. Colom-bano, che li eseguì dal 1514 al 1524 per commissione del prevosto G. L. Curti. Per commissione dello stesso, il
Lanzani dipinse nella cappella di santa Maria Maddalena un affresco rappresentante il Salvatore in trono fra la Maddalena e san Brizio vescovo di Tours: di questo affresco resta il disegno che ne trasse il Ferreri (1829) e la patetica testa del Redentore.
Sotto le storie di san Teodoro, un più antico af sco, Che rappresenta a Pavia quel momento della pira lombarda che, all'inizio Quattrocento, pisanellegga masolineggia con Michel da Besozzo o da Pavia e gli Zavattari. E una specie fascia, simulante un arazzo . che si estende a tutta la parte ov'è ritratta una Offerta Paratico dei pescatori, che aveva per suo patrono san Teodoro. La rappresentazione, già illustrata dal Pavesi, è importante anche per la storia del costume.
Alla sinistra di chi entra in chiesa dalla porta maggiore, si presenta la Veduta di Pavia, la più antica che si conosca.
Forse lo stesso Bernardino Lanzani dipinse questo affresco, che rappresenta la città a volo d'uccello, difesa dai santi Siro, Teodoro e Agostino, che dall'alto, circondati da angeli, vigilano alla sua difesa durante l'assedio del 1522. La città è vista dalla riva destra del Ticino: è irta di torri e scorrazzata da gruppi armati. Sulle sponde del fiume rallegrano la scena vari gruppi di lavandaie.
Barche e galeoni salpano le acque, mentre sant' Antonio benedice il sobborgo dei navicellai. Il ponte, i quattro torrioni del castello visconteo, le mura senza baluardi, ma seminati di torri, ci fanno vedere (dice il Moiraghi) la patria dei Beccaria e dei Langosco, la Pavia dei Visconti e degli Sforza, la città celebrata dall'Anonimo Ticinese e da Giacomo Gualla, dal Petrarca e dal Piccolo-mini.
Oltre agli affreschi, la chiesa possiede altre notevoli opere d'arte: una statua di marmo dipinta, ora nella cripta, raffigurante san Teodoro, non antica quanto il san Siro della basilica di S. Gervaso o il sant'Ennodio della basilica di S. Michele, ma d'età non posteriore al secolo xIv; una cassetta di legno, o reliquiario, coperta di lamine d'ottone, istoriata di pavoni, cavalli barbati o cavalcati da l'aquila, lepri inseguite da cani, fiori e foglie (secolo xI.); i cinque quadretti (quattro dei quali furono incisi dal Ferreri) che servono di pallio all'altar - maggiore, e rappresentano storie di san Teodoro, ritenuti lavori di Perin del Vaga; e, finalmente, nella sacrestia, un trittico del 1513 (di Bernardino Lanzani?) rappresentante, in mezzo, l'Ascensione di Cristo, e ai lati, internamente san Teodoro e san Siro, esternamente sant'Agnese e sant Agostino; l'adorazione de Magi del pavese Carlo Sacchi; sant'Agata in carcere visitata da san Pietro, di Bernardino Ciceri; la santa Concezione e il Padre Eterno, di Tommaso Gatti. Dalla soppressa chiesa di S.
Agata fu trasportata a S. Teodoro un'antica statua di legno dorato, la Vergine in trono fra due angeli. Pregevole anche il monumento di marmo, con iscrizione fiancheggiata da due putti, che il prevosto Curti, ancora vivo, eresse a sé stesso.
Fonte: Pavia e i suoi monumenti