Il Castello Visconteo
Storia e Bellezza del Castello Visconteo di Pavia
I Visconti tolsero a Pavia la libertà, ma ne fecero L’Atene di Lombardia. Galeazzo !! Visconti fondò il Castello , che divenne la più splendida dimora principesca d’Italia. “la più nobile – scriveva il Petrarca nella famosa lettera al Boccaccio delle lodi di Pavia --- fra quante sono opere moderne”. Se ne gettarono le fondamenta il 27 marzo 1363;i Visconti cominciarono ad abitarlo nel 1365, ma non era ancora compito nel 1387. Non conosciamo l’architetto della grande mole.Il Morbio dice che il castello fu costruito in cinque anni (1360 – 1365) mediamente l’attività e l’intelligenza degli artefici, che, secondo la testimonianza dell’Azario, furono novaresi. Il Magenta crede che il principale architetto del castello fosse Bartolino da Novara, che nel 1387 soggiornava a Pavia come ingegnere ducale, e che intervenisse nella costruzione del castello Bonino da Campione, che nel 1362 si trovava a Pavia per attendere l’arca di Sant’ Agostino. Ma non è certa neppure la paternità dell’arca. Secondo il Calvi, Bernardo da Venezia, primo architetto della Certosa, avrebbe partecipato alla costruzione del Castello visconteo.
Il Beltrami scrive
“ Chi osservi la mirabile loggia che prospetta sull’ampio cortile quadrato del castello di Pavia, con le colonne, con capitelli e trafori di spiccato carattere veneziano, e rilevi la finezza e l’eleganza delle terrecotte nelle finestre ogivali che, in due dei lati del cortile, hanno sostituito quel loggiato, è indotto a ravvisare l’intervento di Bernardo…”
Il valore artistico del Castello fu ben visto dal Gailhabaud, che lo descrive così
“Una costruzione verosimilmente fortificata e costituente il maschio, cioè la dimora del duca, costruita su uno dei lati posteriori; la grande corte fu contornata di archi formano vaste gallerie che danno accesso ai locali distribuiti lungo ciascun lato del perimetro. Le mura sono interrotte da finestre aperte a uguale distanza, e i ponti levatoi si appoggiano su pilastri, costruiti nel fossato, per consentire la comunicazione con l’esterno. Quattro torri squadrate, di forma piramidale, furono poste agli angoli, e la facciata del castello fu sormontata da piombatoi, dai merli aperti, per le genti di armi e i difensori, che contornano tutto l’edificio. Vi fecero merli di due forme, perché alla torre d’angolo, come nella corte, sono in costruzione piena.”
Il materiale in costruzione, tranne che per le porte, i fusti delle colonne e le mensole delle feritoie, p il laterizio. Conclude il Gailhabaud che il castello visconteo, uno dei più importanti e caratteristici monumenti civili di tutti i tempi e il più importante del secolo XIV, “Costituisce un interessante documento delle condizioni dell’alta società a quell’epoca”. Le torri vi rappresentano ancora lo spirito feudale; ma le muraglie aperte fanno entrare la luce nel castello, la luce della civiltà nuova.
Dai quattro poderosi torrioni di cui era munito il quadrilatero agli angoli, i due posteriori, con l’ intero lato settentrionale, furono distrutti nel 1527 dalle artiglierie francesi sotto il comando di Oder di Foix signore di Lautrec. Il quale saccheggiò la città e trasportò in Francia le cose più preziose. Fu questo il principio dello scadimento di Pavia. Chi voglia farsi un’idea dell’antica magnificenza del castello e del suo parco legga i capitoli terzo e quarto del primo libro del Breventano.
Nella torre a destra di chi entra , si vedeva, dicesi, il famoso orologio di rame e ottone, che segnava tutti i moti degli astri, costato sedici anni di lavoro a Giovanni de’ Dondi, padovani, medico e matematico di Galeazzo e amico del Petrarca. Nella torre a sinistra era allogata, dicesi, la famosa biblioteca di quasi mille codici miniati, istituita da Galeazzo, e accresciuta più tardi dagli Sforza. Per ordine di Luigi XII (1499) la libreria Viscontea – Sforzesca fu trasferita a Blois; e più tardi, sotto Enrico IV, passò a Parigi.
La tradizione, accettata dal Mascheroni, secondo la quale il Petrarca avrebbe vissuto alcun tempo nel palazzo visconteo e vi avrebbe fondato la famosa biblioteca,non ha nessun fondamento. Il Petrarca dimorò in una casa presso la chiesa di San Zeno (1365 – 1369); non fondò la biblioteca, quantunque senza dubbio contribuisce a creare nella corte di Galeazzo un ambiente favorevole al fiorire degli studi letterali.
Un ponte stabile, che sostituisce l’antico levatoio, sulla cui fronte si vede un graffito trecentesco rappresentante L’Annunciazione, dà l’accesso al castello. A destra dell’ingresso principale v’era una cappella tutta dipinta. Si vede ancora (oggi non più) nel sottarco d’una porta di questa cappella un tondo con un bellissimo Cristo benedicente: unico avanzo visibile degli affreschi onde i massimi artisti lombardi del Quattrocento decoravano le sale del castello. Chissà quanti tesori d’arte nasconde l’intonaco soldatesco! Sappiamo che nel castello dipinsero il Foppa, Bonifazio, Bembo, Costantino, da Vaprio, Zanetto Bugatto, i quali nel 1461 compirono gli affreschi della gran sala; che nel 1474 il Foppa tornò a lavorare nel castello col Bugato e col Bembo; e che finalmente, nel 1476, Pietro Marchesi e soci affrescavano la cappella, mentre il Foppa, Giacomino Vismara, Costantino da Vaprio, il Bembo e il Bugato attendevano alla grande ancona per le reliquie di quella cappella.
Nel 1920 il Castello cessò finalmente di essere una caserma. Si ricopersero, in questi anni, i due torrioni con tetto posante sui merli, conforme alla disposizione primitiva; e si sta provvedendo dalla Soprintendenza ai Monumenti della Lombardia, con il concorso del Comune e di una società di egregi cittadini, a un vasto restauro dell’immenso edificio.
A Mirabello sorgeva un altro castello dei Visconti, congiunto col castello di Pavia mediante un grandissimo delizioso parco, ospite di falconi e girifalchi, daini e orsi, caprioli e cervi, lepri e pernici, struzzi e fagiani, dell’estensione di circa 25 chilometri, entro il quale sorgeva la Certosa. Nel villaggio di Mirabello (fuori di porta Cairoli) si vedono ancora gli avanzi delle eleganti maniero. Qui presso fu combattuta la famosa battaglia di Pavia, nella quale Francesco I restò prigioniero di Carlo V (1525).
Nella piazza Castello fu eretto un monumento a Garibaldi e , di fronte a questo, un piccolo monumento a Felice Cavallotti, di E. Ferrari.
Fonte: Pavia e i suoi monumenti