UNA TRACCIA DELLA VEGETAZIONE TARDIGLACIALE : IL BOSCO NEGRI
Bisogna gettare lo sguardo per un attimo oltre il fiume. Sulla riva destra del Ticino Si estende un’ampia zona che comprende diversi comuni. E’ il Siccomario. Posto alla confluenza tra il Ticino e Po, su un incrocio di strade assai noto in età romana, l’appellativo Siccomario è di origine complessa : il territorio fu bonificato nel Medioevo e conservò l’appellativo antico di SIcut Mare ( cioè come il mare). Volgarizzare, appunto, in Siccomario.
Il Siccomario è un’antica testimonianza , suffragata da studi più generali sulla morfologia della Pianura Padana, di come anche qui in un’epoca lontanissima, regnassero incontrastate le acque marine.
E’ il mare padano presente alla fine dell’era Terziaria ( “Climax e Paleoclima della pianura Padano Veneta”, studio di Bertolani . Marchetti). Se si vuole, grosso modo, capire l’habitat che dal periodo Tardiglaciale (15 mila anni fa) arriva fino ai giorni nostri. Dove, appunto, si trova attualmente il Bosco Siro Negri.
Il proprietario Giuseppe Negri , nel 1967, dona all’universita di Pavia questi 11 ettari che il botanico Ruggero Tommaselli definisce “l’area campione dei pochi rettili ancora esistenti di vegetazione originale della valle del Ticino.”
Per cui, farsi un giro in questo posto immutato nei millenni, vuol dire compiere un salto indietro di migliaia di anni.
Strada Nuova, corso Cavour, il Lungo Ticino Sforza, il Castello: tutto sparisce. Al loro posto ci sono piante, arbusti, erba. E animali. Per le caratteristiche generali di struttura e composizione, floristica, il bosco viene definito dai botanici come “querceto misto di farnia”. Dopo le glaciazioni quaternarie, la vegetazione cambia pelle diverse volte a causa degli sconvolgimenti climatici che dal Paleolitico superiore, passando attraverso il Mesolitico e il Neolitico, arrivano fino all’età del Bronzo o oltre.
Ecco allora, con il freddo continentale, spuntare cespugli di erbe. A causa dell'oscillazione temperata del periodo successivo, attorno al Ticino sorgono invece boschi di pino che poi si diradano per un peggioramento del clima fra il Tardiglaciale e il Preboreale (Fra i 15 mila e gli ottomila anni fa).
I pavesi seduti al tavolino del café Demetrio, davanti ai loro occhi, avrebbero visto alternarsi querce, faggi, olmi, tigli, abeti. Aumenta la temperatura ma le piogge sono scarse. Il bosco dirada, e riprende in parte la vegetazione erbacea. E’ un passaggio molto simile alla tundra.
Nel periodo boreale, che inizia attorno al 6800 A.C. , la temperatura aumenta ancora.
Per assistere alla prima apparizione dell’uomo bisogna aspettare l’inizio dell’era Quaternaria. Gli abitanti dei villaggi intorno, che sono nati in piazza Municipio, o in piazza XXIV Maggio, in via Boezio o in vicolo San Gregorio,adesso possono raccogliere le nocciole dai rami.E ancora oggi questa pianta è considerata autoctona della zona, anche se ne sono rimasti pochi esemplari. Ed esiste un progetto per recuperare appieno questa coltivazione, richiestissima sul mercato mondiale.
Ma che animali scorrazzano nel piazzale Minerva?