Un Neanderthal al Demetrio
La storia di Pavia non può che cominciare dal cuore della nostra città, in Strada Nuova. Dove oggi ci sono vetrine luccicanti ed eleganti tavolini sotto il porticato.
Da qui parte il lungo rettilineo che porta dritto giù verso il Ticino.
Questo è uno dei luoghi che attrae, seppure per motivi diversi, anche i primi uomini. E’ qui che si insediano , nell’era preistorica, quando non è ancora nemmeno un villaggio ma solo uno sparuto nucleo di capanne. Lo ricorda nella sua “Storia Avventurosa di Pavia” lo scrittore Mino Milani: proprio dove ora i pavesi sorseggiano il caffè, si narra di uno dei primi insediamenti della storia della prima della storia. Il luogo è il caffè Demetrio ma mancano però, aggiunge Milani, prove certe. Come, del resto, tutto il periodo prima della fondazione Ticinum, l’ antico nome di Pavia. Ma è verosimile. Se non altro per la posizione strategica del Demetrio.
Un punto più alto, e quindi sicuro, rispetto al fiume che scorre a poco meno di un chilometro ma abbastanza vicino al suo corso per garantire la sopravvivenza dei primi umani.
Oggi: gli eleganti tavolini, il tintinnio delle tazze , il vociare.
Ieri: Il silenzio, il volto di un uomo primitivo che scruta il folto della foresta, a due passi dalla sua capanna fatta di fango e paglia, pronto alla caccia o alla raccolta di bacche e frutti.
Ovviamente, l’intera area, oltre due milioni di anni fa, aveva poco a che fare con il corso dove oggi si affacciano locali e ristoranti di moda. Una delle poche certezze del periodo Pleistocene, è che la grande distesa delle terre del basso Siccomario, che nell’etimo popolare significa “mare prosciugato dalle acque” (lo ricorda anche Pierluigi Tozzi, nelle “Origini della leggenda della fondazione di Pavia”), è caratterizzata da foreste e da terrazzamenti. Pavia, in altre parole, insiste su una sporgenza, che dà sul Ticino, ma si connette saldamente con l’entroterra.
Il Ticino, appunto. Il fiume di Pavia, uno dei maggiori responsabili del modellamento del territorio, non doveva invece essere molto diverso da come lo conosciamo oggi.
Vero è che nel Pleistocene (compreso tra 2,58 milioni di anni fa e 11.700 anni fa), primo periodo del Quarantenario, si sono alternati glaciazioni e clima rigido a periodi interglaciali con clima mite o caldo, con avvicendamenti e sovrapposizioni di flora e fauna. Ma il corso del fiume, almeno nella sua traccia originaria, è rimasto senza grosse modifiche a quello che conosciamo. Qualche hanno fa, ed è uno dei rari ritrovamenti recenti, il Ticino ha restituito una piroga proprio nella zona a ridosso del ponte della ferrovia: i resti fossili inglobati nel terreno fin dalle alluvioni quaternarie emergono in modo fortuito grazie all’erosione dell’acqua e agli scavi per la realizzazione di opere pubbliche.
Foreste, declivi, acqua. Resta, negli annali, traccia di Mans (Monte) Birbi Garius, fra Trivolzio e Torre D’Isola, due comuni proprio alle porte di Pavia. Ma bisogna tornare in città. Basta muoversi di qualche centinaio di metri per passare da un’ipotesi di insediamento, affascinante ma priva di riscontri come quella del Demetrio, a qualcosa di più certo. Perché, questa volta, dei ritrovamenti sono stati fatti.