Skip to main content

Pavia Sotto Assedio: Le Alluvioni del '94 e 2000 che Hanno Messo in Ginocchio la Città

l-esondazione-del-ticino-a-pavia-foto-ansa.jpg

Via Trinchera è una strada periferica fra i campi, in Borgo. E’ il 7 novembre del 1994, e piove ininterrottamente da due giorni. Sergio e Clara Ferretto, padre e figlia di 58 e 32 anni, abitano proprio in quella via. Sono le nove di sera mentre cercano di raggiungere a piedi la loro abitazione. La zona è già allagata, con l’auto è impossibile arrivare a casa. A poche decine di metri, il fiume ruggisce, fa paura solo a sentirlo. Si teme che possa esondare da un momento all’altro. La pioggia rende la visibilità quasi nulla. All’improvviso una valanga di acqua e fango invade la strada. Per Sergio e Clara non c’è nulla da fare. Spariscono, inghiottiti dalla furia del fiume. E’ un passante a dare l’allarme. Ha tentato di salvarli, ma lui stesso ha rischiato di essere travolto dalla furia del fiume.  Non gli rimane che dare l’allarme.

L’alluvione del 1994 è la più terribile che si ricordi, almeno in epoca recente. Quasi quattromila sfollati, un quartiere di Pavia, quello di Borgo Ticino, isolato, cascine e frazioni di una ventina di comuni della provincia invasi dall’acqua e per due giorni senza luce e riscaldamento . E le linee telefoniche saltate, difficoltà di approvvigionamento e di collegamento, ponti chiusi, strade interrotte, traffico in tilt. Il Po e il Ticino toccano livelli mai raggiunti negli ultimi quarant’anni. 

Gli argini maestri dei due fiumi cedono in diversi punti e molte zone sono sotto l’incubo di nuove inondazioni. L’esondazione non risparmia neppure la Bassa.

I Comuni a sud di Pavia, Pieve Porto Morone, San Zenone, Spessa Po, a valle della confluenza tra Po e Ticino, finiscono sott’acqua. I militari, per due giorni tentarono di tamponare le falle lungo gli argini portando centinaia di sacchi di sabbia, ma dovevano abbandonare l’impresa per lasciare sfogo al grande fiume e non essere, a loro volta, travolti dalla nuova ondata di piena.

Le prime avvisaglie della catastrofe c’erano già state. Il Ticino sale, prima, a dieci centimetri  all’ora, poi a 27 centimetri. Mai visto nulla di simile. In poco tempo tutte le case del quartiere che si affaccia proprio sul fiume, dove abitano cinquecento persone, sono sommerse fino all’altezza del primo piano. La sera del 7 il Ticino esonda e una valanga d’acqua e fango invade le strade attorno all’alveo. Il bilancio, alla fine, è pesantissimo: due morti, 1500 persone costrette a lasciare le loro case. Un disastro che, dati alla mano, ha il solo precedente nella piena del novembre ’51, quando il livello dell’acqua alla confluenza tra Po e Ticino raggiunge i 7,81 metri.

L’inferno di acqua e fango torna a colpire la città sei anni dopo. I primi volontari della Protezione civile e i vigili del fuoco si recano nella zona Cantarana, oltre il Canarazzo, dove alle 12.30 del 2000 dove – dopo due giorni di pioggia battente – scatta il primo allarme esondazione. Solo l’intervento tempestivo dei soccorritori evita il peggio, visto che l’argine mostra già i primi segni di cedimento. Le ore successive segnano un peggioramento della situazione. La zona da sempre più a rischio per le piene è Borgo Ticino. Ma i sacchi di sabbia compaiono anche a Porta Calcinara e Porta Nuova, già parzialmente sommerse. Tremano i residenti che hanno le case sul Lungo Ticino Visconti, dove tutte le case sono già senza riscaldamento per la sospensione dell’erogazione della corrente elettrica. Il livello del Ticino, sotto il ponte Coperto, raggiunge intanto i 6.08 metri dallo zero idrometrico.

Pavia ripiomba nell'incubo vissuto nel 1994.

La città è spettrale. Da Strada Nuova fino a Piazza Italia, il centro è deserto. Dopo quello che è successo sei anni prima, con la morte di Sergio e Clara Ferretto, trascinati via dalla furia del Ticino, pochissimi i curiosi che di solito sfidano le intemperie pur di non perdersi lo spettacolo della piena.

Ma è una città fantasma anche in periferia. Le tangenziali Nord e Sud sono chiuse per motivi di sicurezza. Dalla centrale operativa della prefettura arriva intanto la conferma dell’ ipotesi peggiore: si va verso il superamento dei livelli anche del ’94.

Costeggiando il Naviglio si vede che anche questo canale, sempre regolare nella portata persino nei giorni di grandi piogge, esonda verso i campi. Un allarme scatta anche in Viale Cremona, dove i garage di alcuni stabili si allargano per colpa del nubifragio. Le vie a ridosso del fiume, alla fine, vengono tutte chiuse. Pompe e idrovolanti lavorano senza sosta. Alla fine il fiume toccherà (e supererà in alcune ore) gli stessi livelli di sei anni prima. Ma per fortuna, non ci saranno vittime.

Pavia, però, è di nuovo in ginocchio. I danni saranno per milioni di euro.