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LE TORRI MEDIOEVALI E IL CROLLO DEL 1989

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E’ in pieno periodo medievale, che Pavia torna sulla bocca di tutti grazie alle se torri. All’interno della Chiesa di San Teodoro, c’è un affresco risalente al 1525, che è ancora l’unica rappresentazione della città di quel periodo, in cui spiccano le numerosissime torri. Cento , raccontano gli storici dei periodi successivi.

Attorno al 1220 ci sono ben 96 chiese. Dall’esterno, Pavia appare rossastra, chiusa dai suoi bastioni e irta di torri. Anche se molte di esse ora sono isolate dal contesto originario, come le tre costruzioni dell’attuale piazza Leonardo Da Vinci, è ancora possibile comprendere la loro relazione con le circostanti abitazioni medievali presenti nelle vie centrali della città.

Ne restano circa sessanta, di cui solo sei ancora integre, mentre le altre sono state ribassate e inglobate negli edifici adiacenti.

Si può ancora notare lo stile romanico che le contraddistingue, guardandole da vicino, o ammirando da lontano.Le torri pavesi sorgono quasi tutte nel XII secolo, all’epoca della civiltà comunale, quando la competizione tra le famiglie più potenti della città è molto accesa. Le due torri dell’Università (proprio dietro l’attuale sede dell’ateneo) e quella del Maino (inglobata un tempo nel muro di cinta dell’omonimo palazzo) sono a pianta quadrata, di altezza tra i 40 e 50 metri e hanno mura molto spesse alla base che si restringono progressivamente procedendo in altezza. Nello spessore murario, si sviluppò una scala interna che allora proseguiva esternamente, costruita in legno, nella parte più alta dell’edificio. La funzione delle torri è di pura rappresentanza. Sorgono solitamente sull’angolo del palazzo di famiglia con il quale sono raccordate da aperture poste generalmente all’altezza del primo piano.

Gli antenati di queste costruzioni architettoniche uniche nel loro genere vengono esaltate anche da Francesco Petrarca che scrive “Pavia svetta verso le nubi con una fitta trama di torri”.

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Francesco Petrarca

Gira anche una leggenda, a proposito di queste alte e robuste costruzioni. Si racconta che un tempo esistesse una donna, una strega, che abitava in una baracca sulla riva del Ticino, nascosta dagli alberi che in quel tempo infestavano le sponde del fiume. La donna usciva solo di notte per andare alla ricerca di erbe e radici con le quali confezionava gli infusi di felicità. Vecchia e brutta, zoppa e strabica, la sua vista produceva un senso di paura, eppure qualcuno andava a cercarla. Donne o ragazze che si recavano da lei perché insegnava loro il sistema per mantenersi giovani o per trovare un marito, oppure erano giovani uomini poco intraprendenti che le si rivolgevano perché li aiutasse ad accendere il cuore di qualche ragazza ritrosa. In questi casi la vecchia strega vendeva i propri infusi. Ogni tanto, però, arrivava anche qualche pavese di alto rango, il quale chiedeva consigli per diventare sempre più potente per dominare la città. E la risposta era sempre la stessa : chi vicino o incorporata nella propria casa avesse costruito la torre più alta avrebbe preso il dominio di Pavia. Ecco perché si riempie di questi grattacieli ante litteram e da allora prende il nome di “città dalle cento torri”.

Ma bisogna tornare alla storia. Il comune di Pavia, non vuole essere da meno in questa sorta di gara. E nel 1060 ne costruisce una monumentale, la più massiccia di tutte : è la Torre Civica. Viene eretta proprio vicino al Duomo e raggiunge i 78 metri di altezza.

Questa volta bisogna fare un salto in avanti e arrivare ai giorni nostri. Sono le 8.55 del mattino del 17 marzo del 1989. Dopo oltre mille anni di vita, la torre crolla rovinosamente, sgretolando ottomila metri cubi di mattoni, sabbia e granito . L’incidente, le cui cause non sono mai state chiarite, provoca quattro morti e 15 feriti.

Ancora oggi una lapide , davanti ai resti in rovina dell’edificio mai più ricostruito, ricorda quella tragedia.