La foresta di piazza del municipio
Pavia, come del resto tutta la Val Padana, dopo le glaciazioni quaternarie conosce diversi climi e quindi vegetazioni.
E’ la fine del Pliocene, cioè l’epoca geologica che precede il Pleistocene, in un periodo compreso tra 5,332 e 2,588 milioni di anni fa, quando compaiono i primi molluschi. La Città è un grande golfo marino che si insinua fino al Piemonte. Le aree montuose alpine e appenniniche che lo circondano non sono sollevate come oggi, ma sono più basse, i paesaggi sono ricche di aree collinari.
Corso Cavour, Strada Nuova, Piazza della Minerva, (oggi vie trafficate e centralissime) sono foreste formate da querce, salici, ontani, pioppi, olmi. A queste si alternano aree più paludose e umide, soprattutto in prossimità del fiume. Ci sono alberi dal fusto alto anche 35 metri, cespugli folti di biancospino e prugnolo che dividono i due posti. Il pericolo, per i primi uomini che abitano Pavia, è rappresentato anche dagli animali che popolano questi boschi : cervi, bisonti, uri. E persino ippopotami e rinoceronti, a seconda del periodo. Ma qui, al sicuro su una collinetta in piazza del Municipio, dove oggi sorge il Mezzabarba, vive un piccolo insediamento.
E’ curioso che i primi abitanti di Pavia scelgono questo luogo per insediarsi, proprio dove c’è l’edificio settecentesco oggi sede del Comune. Purtroppo, anche in questo caso, la pochezza delle fonti rende difficile inquadrare esattamente il periodo dell’insediamento. Ma secondo Peter Hudson, storico - archeologo e autore di “ Archeologia urbana e programma della ricerca: l’esempio di Pavia”, qui ci sono i primi ritrovamenti certi della Città preistorica. Si tratta di sepolture a inumazione e incinerazione.
Secondo i suoi studi le sepolture sono dieci o venti unità in tutta la zona del centro, ma la cifra esatta non viene mai documentata con esattezza.
Ecco la costante nella storia di Pavia, da quella primitiva, preromana e romana poi, longobarda e moderna: mai più nessuno, dalle iniziali capanne costruite con tronchi e paglia in piazza del Municipio, si è spostato da qui. Non più a valle, dove il Ticino confluisce nel Po, all’attuale ponte della Becca (Linarolo).
Non più a monte.
Pavia era e resta esattamente dov’è ora.
Gli uomini preistorici devono fare poche centinaia di metri per raggiungere il fiume. Oggi scende, ripida a valle, via Luigi Porta. Allora, ci si faceva strada attraverso la folta vegetazione. L’altura di piazza del Municipio preserva dagli attacchi, mette al sicuro dalla furia delle acque. Insomma, l’istinto di sopravvivenza è l’unico a non mutare, attraverso i periodi della storia. Non risultano, infatti, segni significativi di insediamenti a ridosso delle rive.
I primi abitanti di Pavia si avvicinano per bene, cacciare, pescare. Poi tornano in alto. E non a caso, a circa un chilometro dalla parte opposta a piazza del Municipio, percorrendo il senso longitudinale il braccio più corto di un’ipotetica croce, c’è un altro sito dove sono state ritrovate tracce di antichi insediamenti preistorici: quello che oggi è conosciuto come piazza XXIV Maggio.
Fonte "La storia di Pavia"