L’ auto Wojtyla e l’elicottero di Ratzinger
Il 3 novembre 1984 è una giornata di protesta e rabbia per gli operai della Necchi, scesi in strada per difendere il loro posto di lavoro. Ci si trova ancora in viale delle Repubblica, nell’ampia strada alberata nella zona del Naviglio, per decenni cuore pulsante dell’industria pavese. Oggi, di quegli immensi capannoni, uffici, cortili, non resta più nulla se non lo scheletro abbandonato all’incuria.
Il brulicare di operai, macchine, mezzi, sono consegnati per sempre alla storia.
In quella fredda mattina di metà anni Ottanta la fabbrica , che ha dato lavoro per quasi mezzo secolo a migliaia di famiglie, è prossima alla chiusura.
In un giorno di così cupa disperazione però, c’è posto anche per qualcosa di speciale. Pavia sta attendendo, per la prima volta , la visita di un Papa : Giovanni Paolo II. L’occasione per l’arrivo di Karol Wojtyla in città, quel 3 novembre 1984 è legata al 400° anniversario della morte di San Carlo Borromeo. C’è una visibilità quasi nulla e per questo l’elicottero non si è alzato da Milano per trasportare il pontefice sulle rive del Ticino. Così il Papa arriva in macchina in una Pavia silenziosa, con la fiumana di gente infreddolita che nel frattempo si è spostata nei luoghi della visita pastorale: L’ università, il Collegio Borromeo e soprattutto Piazza della Vittoria, dove è prevista la celebrazione della messa.
L’auto spunta dalla bruma nella zona nord della città, proveniente dal capoluogo lombardo. Per entrare in centro , deve passare lungo viale della Repubblica, su cui si affaccia la Necchi. E’ proprio davanti ai cancelli dell’azienda, che , con un fuori programma tipico del suo pontificato, Giovanni Paolo II ordina alla papamobile di fermarsi. Non sente ragioni, e né la sicurezza, né il protocollo lo distolgono dal suo intento: vuole manifestare la propria solidarietà ai lavoratori che vede schierati con cartelli e bandiere.
La fabbrica è in crisi, con tanti dipendenti disoccupati o in cassa integrazione. Il Papa operaio ( da giovane lavorò nei cantieri e anche come minatore in Polonia) si ferma , scambia due parole e prega per loro, per il lavoro che non c’è più. E’ un momento toccante, la protesta si trasforma in un lungo minuto di raccoglimento, di silenzio, di commozione. Poi Giovanni Paolo II riparte per piazza della Vittoria, dove lo attende un bagno di folla di decine di migliaia di persone. Da Roma a salutare il Papa sono arrivati due ministri: Luigi Granelli, ex alunno del Collegio Borromeo. All'università dove San Carlo si laureò in diritto canonico e civile, ad attendere il Papa nei chiostri ci sono centinaia di studenti, mentre i docenti lo accolgono nell’Aula Magna. Il corteo papale si sposta poi, nel primo pomeriggio, a San Pietro in Ciel D’Oro, dove Wojtyla si ferma a pregare sulla tomba di Sant’Agostino.
Dovranno passare 23 anni perché un altro pontefice decida di tornare a Pavia. E’ la sera del 21 aprile del 2007 quando la città si veste a festa per accogliere Benedetto XVI. Anche lui , come il predecessore, arriva nella zona di viale della Repubblica, ma a bordo di un elicottero che plana proprio al centro del manto verde dello stadio Fortunati. Ad accogliere Ratzinger, questa volta, però c’è la città blindata. Sono cambiati i tempi dalla visita di Wojtyla. L’11 settembre ha cambiato per sempre il mondo. Soprattutto se si parla di grandi eventi, come in questo caso. Ad attenderlo ci sono 1.580 uomini delle forze dell’ordine fra polizia, Carabinieri, guardia di finanza e polizia locale. Il vescovado , nell’attuale via Menocchio, viene sorvegliato a vista da oltre 200 agenti, mentre almeno dieci squadre di sicurezza pattugliano nella notte i percorsi della papamobile.
Si segue il corteo per circa due chilometri fino a via Bossolaro. Sono le 20.40 quando i giovani di piazza Duomo esplodono di entusiasmo. Da qui in spunta l’auto del Papa, tra lo sventolio dei fazzoletti gialli, azzurri, verdi e rossi, mentre Ratzinger sale i gradini del Duomo, dove lo attendono le autorità. Le misure di sicurezza sono eccezionali. Lungo il percorso della papamobile , che taglierà in due il centro storico di Pavia transitando in Strada Nuova e Corso Cavour , le finestre dei piani rialzati restano chiuse mentre chi possiede un affaccio (balcone o finestra) sulla via non può ospitare in casa sconosciuti ma solo familiari o parenti stretti. Vengono sigillati addirittura 1.365 tombini e scarichi fognari del centro storico per paura di attentati. E’ una città festosa, ma surreale quella che accoglie Papa Ratzinger la mattina del 22 aprile. Mentre Benedetto XVI si reca in visita ai malati dell’ospedale San Matteo, Pavia di ferma. Agenti bloccano le strade del centro storico, fino alla messa agli Orti Botanici, dove una fila lunghissima, sin dalle prime ore del mattino, invade il Lungo Ticino in attesa di poter entrare per assistere alla messa. Una Pavia blindata così, i più vecchi, se la ricordano solo in altre due occasioni. Ma per motivi molto diversi.