IL LUTTO DI AUGUSTO
Il loro soggiorno doveva essere breve , ma il destino ha in serbo ben altro per l’uomo che governa il mondo conosciuto allora.
E’ la fine dell’estate dell’anno 9 d.C. quando i sandali chiodati dei legionari entrano a passo cadenzato dalla porta orientale di Ticinum.
Così l’hanno chiamata i romani, dopo la fondazione della colonia, avvenuta secondo le prime fonti (finalmente certe) attorno all’89 a. C.
Al centro del corteo, composto da soldati con loriche lucenti, gladi e scudi rossi e gialli, accompagnato dalla moglie Livia, c’è l’imperatore Ottaviano Augusto. La coppia imperiale è in città per incontrare il figlio dell’ imperatrice , Tiberio, che rientra in Italia dopo le dure campagne militari in Dalmazia e Panonia (Mino Milani, “La storia avventurosa di pavia”.
Il tratto si strada segnata dalla Storia, è quella che oggi si chiama via Scopoli.
E’ una lingua d’asfalto, che parte da piazza del Municipio. Oggi è liscia e piatta, con semafori a chiamata e strisce pedonali ben disegnate, e corre senza interruzioni per circa un chilometro verso quelle che attualmente sono conosciute come Mura Spagnole, in fondo a viale Gorizia, realizzate a metà del Cinquecento durante il regno di Carlo V e probabilmente ricostruite proprio sulle antiche fortificazioni romane.
Torniamo al corte imperiale . Spariscono gli orti , si smaterializza la chiesa, scompaiono i semafori e le auto.
Via Scopoli è oggi, partendo la centro, il proseguimento di via Mazzini. Ma quando la percorrono Augusto e Livia entrando dalla porta orientale, provenienti da sud, la strada è composta da grosse pietre posate sulla terra . E’ semplicemente la parte finale del decumano, la via principale che corre da est verso ovest, incrociando il cardo (Oggi Strada Nuova e Corso Cavour).
Tutte le Città e le colonie di Roma hanno questa impronta. E Ticinum non sfugge alla regola. Ma nel 9 d.C. non ci sono palazzi pubblici. Augusto e Livia vengono quasi certamente ospitati della domus di un ricco patrizio, anche se le fonti non hanno citato di chi né dove si trovi esattamente.
Il loro soggiorno dovrebbe essere breve , ma il destino ha in serbo ben altro per l’uomo che governa il mondo conosciuto allora.
La famiglia imperiale , appena dopo l’arrivo di Tiberio, viene raggiunta da una grave notizia: Druso , secondo figlio di Livia, è rovinosamente caduto da cavallo, dopo una vittoriosa spedizione contro le tribù germaniche del nord. Tiberio, dopo un rapido saluto al padre adottivo e alla madre, riparte verso nord per portare in Italia il fratello. Ma arriva solo per assistere alla sua morte. Torna cosi indietro con la salma si Druso a Ticinum, dove Augusto e Livia si sono intanto fermati per due mesi.
Il poliedrico autore pavese Mino Milani, nella sua “Storia avventurosa di Pavia” racconta che per ricordare l’evento la porta orientale della città, quella da cui Augusto era entrato, viene trasformata in un grande arco con le statue di tutti i membri della famiglia imperiale.
Di quest’opera , però, non rimarrà nulla.
Ai musei civici resta solo un piede di donna, che molti fanno risalire proprio alla figura di Livia di quel complesso mai più ritrovato. Resta , invece una statua bronzea dell’imperatore proprio in piazza del Municipio, che si trova proprio alla fine di Via Scopolo, laddove Augusto è passato duemila anni prima. Ma l’opera , così come il suo soggetto, pare non abbiano fatto nulla a che fare con lo storico corteo. La scultura, infatti, viene donata al Comune nel 1936 da Benito Mussolini, in occasione della sua visita a Pavia per inaugurare il ponte dell’impero, oggi ribattezzato ponte della Libertà.
Augusto non sarà l’unico imperatore a mettere piede a Ticinum.
Negli anni turbolenti dei quattro imperatori in lotta per il potere . fra il 68 d.C. e il 69d.C., anche Aulo Vitellio, imperatore di Roma per pochi mesi, fa sosta a Ticinum nel maggio del 69 d.C. Arriva dalla Gallia e va verso l’Urbe dopo l’acclamazione dei suoi soldati. Ma il suo regno durerà poco. Vespasiano (uno dei pretendenti al trono) lo sconfigge e uccide dopo essere entrato a Roma. I busti in marmo di Augusto e Vitellio sono ancora oggi visibili ai Musei Civici.