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Fra Cielo e Fiume

Nell’Alta valle dello stesso fiume

Parlare della SIAI Marchetti equivale a sfogliare, occorre dirlo, le pagine più importanti della storia dell’aviazione mondiale, caratterizzata in quegli anni dalle grandi trasvolate effettuate con i propri idrovolanti e dai numerosi record conquistati dai suoi aeroplani, imprese che avevano dimostrato al mondo il livello di sviluppo della tecnologia italiana.

Senonché la genesi di quella realtà indu- striale è assai meno distante dal contesto socio economico pavese di quanto si potrebbe immaginare. La fondazione della SIAI Mar- chetti, non dimentichiamolo, è un racconto di gente del Ticino, e per questo a Pavia merita di essere raccontata.

Era il 1913 quando Luigi Capè, titolare a Sesto Calende della falegnameria “Figli di Luigi Capè”, approssimandosi quei venti di guerra che preludevano lo scoppio del primo conflitto mondiale, ed intuendo le opportu- nità di impiego bellico del nuovo mezzo aereo, fondò la “Savoia. Società Costruzioni Aeronautiche” e acquistò la licenza per la costruzione di aeroplani e di idrovolanti dalla F.B.A. “Franco British Avion”, gruppo franco inglese.

Nel 1915 il Capè decise di procedere alla fusione della neocostituita società con la segheria di famiglia e costituì la SIAI - Società Idrovolanti Alta Italia. Durante la grande guerra la SIAI produsse 500 aeroplani F.B.A. (“Fate Bene Attenzione” era il nomignolo loro attribuito dai piloti per il non facile inviluppo di volo di quel velivolo) e ben 172 esemplari dell’S.8, modello, questa volta, progettato dall’ufficio tecnico della stessa azienda, all’epoca affidato all’ingegner cosentino Raffaele Conflenti.

 

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La produzione bellica consentì il reinserimento nel mondo del lavoro degli operati un tempo impiegati nella cantieristica nautica, settore quest’ultimo che risentì della progressiva crisi occupazionale conseguente all’abbandono delle vie d’acqua a favore dei più moderni mezzi di comunicazione.

Le tecniche costruttive degli idrovolanti, allora realizzati in legno e tela, erano sostanzialmente analoghe a quelle cui erano avvezzi i maestri d’ascia dell’alta valle del Ticino. La stessa tela che ricopriva le ali di quegli aeroplani proveniva dai numerosi cotonifici pre- senti nel varesotto, la cui posa, non di rado, veniva affidata alle operaie provenienti dalle fiorenti industrie tessili della zona.

La nascita del comparto aerospaziale della Provincia di Varese è dunque coincisa con la conversione delle maestranze locali alle nuove lavorazioni aeronautiche imposte dallo scoppio della prima guerra mondiale. Così con il crollo delle commissioni di guerra al termine delle ostilità, la SIAI, oltre che sul ri- lancio della produzione industriale nel settore dell’aviazione civile, puntò anche, e non a caso, sulla produzione di motoscafi.

Il prestigio necessario a fronteggiare la qualificata concorrenza, sia nazionale che estera, fu poi raggiunto con la conquista di numerosi record e con la partecipazione a numerosi raid aeronautici e motonautici.

Il progettista di quelle macchine iconiche era Alessandro Marchetti. L’ingegnere laziale – era nato a Cori – tanto contribuì alla fama globale e al prestigio dell’azienda che nel 1937 la ragione sociale ne acquisì il cognome, venendo così rinominata Società Italiana Aeroplani Idrovolanti Savoia Marchetti S.A., più brevemente, SIAI Marchetti.

Aeroplani, quelli prodotti in quegli anni dalla SIAI Marchetti, entrati nell’immaginario collettivo. Solo per citarne alcuni: il biplano idrocorsa S.12 vincitore della Coppa Schneider del 1920; il catamarano volante S.55X protagonista della crociera aerea del nord atlantico organizzata nel 1933 da Italo Balbo con una formazione di 24 velivoli; il ve- locissimo trimotore S.79 soprannominato “Gobbo Maledetto”, temuto nella seconda guerra mondiale dai marinai della regia ma- rina britannica che ne temevano il suo deva- stante impiego quale aerosilurante.

 

 

 

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Articolo di Paolo Re tratto dal Libro "Fra Cielo e Fiume", https://www.libreriauniversitaria.it/cielo-fiume-ali-scafi-motori/libro/9788879634281