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Il Ritorno di Shyamalan su Netflix : Bussano alla porta e l'Apocalisse del Cinema

"Te lo dice Matteo". Una nuova rubrica sulla passione per il cinema redatta da Matteo Filippi.
M. Night Shyamalan firma un thriller psicologico che gioca sull'ambiguità e la fede, confermando il suo Rinascimento creativo con una narrazione intensa e una regia matura.

 

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M. Night Shyamalan è un regista che non ha mai avuto problemi a sfondare la porta principale del cinema, un autore con la "A" maiuscola che, nonostante una carriera ricca di alti e bassi, è rinato più volte, come un Lazzaro del grande schermo. Negli ultimi anni, ha vissuto un vero e proprio Rinascimento creativo, iniziato con il suo ritorno con The Visit, e continuato con una serie di film che lo stanno portando verso nuovi e promettenti orizzonti. Il suo ultimo lavoro, Bussano alla porta, è un perfetto esempio di questo rinascimento.

In Bussano alla porta, quattro misteriosi sconosciuti irrompono nella tranquillità di una famiglia che ha deciso di passare un weekend in una baita isolata. La piccola Wen e i suoi due padri, Eric ed Andrew, si ritrovano improvvisamente a dover fronteggiare un'inquietante minaccia: gli intrusi, guidati da un enigmatico Leonard (interpretato da un eccezionale Dave Bautista), sostengono di essere i quattro Cavalieri dell'Apocalisse, incaricati di evitare la fine del mondo solo se la famiglia sacrifica uno dei suoi membri.

 

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Shyamalan gioca abilmente con il tema dell'ambiguità, costruendo un dramma teso e claustrofobico in cui il confine tra realtà e follia si fa sempre più sottile. I protagonisti e gli spettatori sono costantemente spinti a interrogarsi su cosa sia vero e su chi meriti la loro fiducia. L'abilità del regista sta nel mantenere questa tensione fino alla fine, nonostante qualche eccesso di didascalismo che, come in altri suoi lavori, rischia di incrinare l'impatto di un finale altrimenti potente.

In Bussano alla porta, Shyamalan dimostra di essere un regista maturo e consapevole, capace di distillare un thriller psicologico di grande impatto, dove l'Apocalisse rimane volutamente sullo sfondo, lasciando spazio ai drammi personali dei suoi personaggi. Il regista, ora più che mai, sembra aver trovato una nuova e più consapevole via artistica, che non ha più bisogno di affidarsi al colpo di scena come marchio di fabbrica, ma che punta tutto su una narrazione lineare e su una regia precisa e controllata. Questo film conferma che la fede riposta in Shyamalan, anche nei suoi momenti più oscuri, è stata ben ricompensata.

 

 

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