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Violenza contro il Personale Sanitario: una pandemia silenziosa da combattere

Antonio Monteleone: " Adesso basta !! Oltre 16mila segnalazioni di aggressioni nel 2023. Infermieri e medici in prima linea contro una cultura di violenza che mette a rischio vite e dignità."

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Il fenomeno delle aggressioni nei confronti del Personale Sanitario è di primaria importanza per le associazioni operanti nel settore. I dati, in costante aumento, descrivono una situazione gravissima ed intollerabile che bisogna affrontare con ogni mezzo e strumento dalle Istituzioni e dalle singole Aziende Sanitarie.


Solo nel 2023, sono state oltre 16mila le segnalazioni ricevute dal Ministero della Salute (Dati Ministero Della Salute - Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie Relazione attività anno 2023) in merito alle aggressioni nei confronti del Personale Sanitario. In questi eventi violenti, sono stati coinvolti circa 18mila operatori sanitari. Secondo i dati ONSEPS pubblicati dal Ministero della Salute, la categoria professionale maggiormente a rischio è quella degli Infermieri, seguita immediatamente dopo da quella dei Medici.


L’ultimo, gravissimo ed intollerabile episodio ha avuto luogo a Cervia, ai danni di una collega e socia SIIET che si stava recando a lavoro, come tutti noi, in un normale sabato mattina. Sono le 6:30 quando la collega viene brutalmente aggredita e raggiunta da un fendente sull’avambraccio sinistro e da molteplici colpi sferrati senza pietà dal suo aggressore, tutt'ora ignoto, che nell’allontanarsi avrebbe usato la sua divisa per asciugarsi dal sangue. Durante un’intervista rilasciataci dalla collega aggredita, lei stessa si vuole definire come “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.


Dal referto di Pronto soccorso, emergono i seguenti traumi: Trauma cranico commotivo, contusione zigomatico-oculare al volto destro, trauma del cavo orale, della lingua, delle labbra, rottura del setto nasale bilaterale, lacerazione da strappo di entrambe i lobi delle orecchie, lesioni e bruciature da strappo sul collo, ematoma da frattura dello sterno, ematuria franca, lesione renale ed epatica da traumi, ferita sanguinante da taglio all’avambraccio destro. Probabile frattura dello zigomo dell’emivolto sinistro.
Dobbiamo lavorare su tutto - spiega Silvia Musci, referente del tavolo delle violenze di genere della SIIET - ma soprattutto dobbiamo cancellare la cultura dettata dai nostri bias cognitivi, che ci fanno indietreggiare davanti a fatti sempre più evidenti. Questo fenomeno è una pandemia globale.


Il nostro compito è combatterla su tutti i fronti a partire dalla cultura che vede la persona assistita (che una volta veniva chiamato paziente) comportarsi da cliente, dove tutto gli è dovuto a prescindere dalla relazione di cura. Questo è il freno più grande, perché oltre al danno di un’aggressione rischiamo di togliere i diritti di chi sceglie questa meravigliosa professione, come infermiere o medico. Dobbiamo combattere culturalmente questa deriva, accoglierla e fare un grosso sforzo di comprensione di qualsiasi tipo di violenza. È un cambiamento necessario e fino a quando ci saranno persone che nonostante il dolore subìto combattono e pretendono un posto di lavoro migliore, ce la possiamo fare.
È ora di cambiare rotta, per noi e per la collega. È ora di dire BASTA alle aggressioni contro il Personale Sanitario.


Porto sulla mia pelle i segni di un’aggressione subita nel lontano 2015 in pronto Soccorso, quando cercando di sedare un utente agitato ricevetti sia io che altri miei colleghi Infermieri e OSS, calci, pugni, spunti e un graffio profondo sul braccio.
Quei segni li ho coperti con tatuaggio, ma il dolore è stato interno, nella morale, poiché tendevo la mano a chi aveva bisogno e ho ricevuto tutto questo.

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Antonio Monteleone

Infermiere in Libera Professione, Assistenza Domiciliare Infermieristica.
Cellulare Lavoro: 3517365176
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