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Scarabei giapponesi: l'invasione nel Nord Italia

Un grave problema per i nostri agricoltori

 

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Negli ultimi dieci anni, gli scarabei giapponesi (Popillia japonica) hanno proliferato in diverse regioni del Nord Italia, tra cui Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Valle d'Aosta, devastando prati e foglie di numerosi alberi da frutto. La prima segnalazione risale al luglio 2014, quando un utente del forum Natura Mediterraneo postò una foto di questo insetto nel Parco del Ticino, vicino a Milano.

Gli scarabei giapponesi sono particolarmente dannosi per molte piante, sia ornamentali che coltivate per scopi alimentari. Gli adulti si nutrono delle foglie di vari alberi, comprese viti e alberi da frutto, oltre a numerosi ortaggi. Le larve, invece, attaccano le radici, causando il disseccamento di prati e pascoli. Questa specie è considerata un «organismo nocivo prioritario» dall'Unione Europea.

Le autorità fitosanitarie delle regioni colpite hanno attivato misure di contenimento per arginare la diffusione degli scarabei. Ad esempio, in Lombardia si utilizza l'app FitoDetective per segnalare la presenza di questi insetti nelle aree non ancora infestate. Gli scarabei giapponesi sono originari del Giappone e della Cina, ma sono arrivati nel Nord Italia probabilmente attraverso trasporti aerei o prodotti agricoli contaminati.

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I maschi adulti, riconoscibili dai piccoli ciuffi di peli bianchi ai lati del corpo e dal dorso verde e bronzo, volano a bassa velocità, consentendo comunque una rapida diffusione. La loro invasione si allarga di circa 10 chilometri all'anno nonostante le misure di controllo. Le piante più colpite includono viti, rose, ciliegi, tigli e noccioli.

Oltre agli scarabei giapponesi, un'altra specie invasiva che sta creando problemi è la cocciniglia dai filamenti cotonosi (Takahashia japonica), presente in Lombardia dal 2017. Questa specie, diversa per aspetto e comportamento, è facilmente riconoscibile per gli ovisacchi bianchi cerosi che pendono dai rami degli alberi.

 

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