Quelle edicole che parlano ai pavesi di Ezio Tiraboschi
Un viaggio tra le strade della città per riscoprire la fede popolare nascosta nei muri
Cosa rappresentano le edicole sacre votive sparse per le nostre città?
Il termine edicola deriva dal latino aedicula, “tempietto”, diminutivo di aedes , ossia “tempio”, poiché in origine si trattava di un tempio in miniatura che ospitava la statua o la raffigurazione di una divinità.
Le nostre edicole sacre sono quasi sempre ex voto per uno scampato pericolo, come una carestia, una pestilenza, un mancato saccheggio della città da parte dei nemici oppure sono simbolo di aggregazione della comunità cristiana che presso l’edicola si univa in preghiera.
Di queste edicole sacre è disseminata anche Pavia.
Vi propongo una passeggiata per le vie cittadine per andare ad ammirare le più belle e le più famose.
Sono state già più volte descritte ed elencate, quindi niente di nuovo, ma è una buona scusa per camminare fra strade, palazzi, chiese e monumenti che fanno di Pavia una splendida realtà lombarda, spesso sottovalutata.
E qualche chilometro a passo veloce è un ottimo esercizio fisico….
Per chi non è esperto di Pavia consiglio una bella cartina cartacea, come ai vecchi tempi, lasciate perdere google maps, l’esplorazione risulterà più gratificante.
Partiamo da via dei Mille, in Borgo Ticino. Obiettivo la Madonna della Stella, visibile nella prima cappella a sinistra nella chiesa di Santa Maria in Betlemme così chiamata perché lì si fermavano i pellegrini e i crociati diretti in Terra Santa.
La leggenda narra che alcune imbarcazioni cariche di merci partite da Venezia e dirette a Pavia, incontrano al calare del sole, sulle rive del Po, una donna con un bambino che chiede ospitalità per raggiungere la città pavese. Solo il padrone di una delle barche accetta di trasportare la donna e il bambino. Il viaggio di risalita del fiume richiedeva allora diverse settimane, ma all’alba del giorno successivo la nave in cui ha viaggiato l’ospite è già arrivata in riva al Ticino, in prossimità del Ponte, vicino all’attracco di Porta Salara.
Il padrone della barca rimane stupito dal prodigio avveratosi davanti ai suoi occhi, ecco Pavia con giorni e giorni di anticipo sul previsto.
Sceso dalla nave cerca la donna mentre sente il suono festoso delle campane della chiesa del Borgo, allora Sant’Antonio.
Segue le orme d’oro lasciate sulla neve e la trova. Ma non più in carne ed ossa, ma di legno, una statua con sul petto una stella luminosa, una Vergine con il Bambino.
Si inginocchia assieme ai suoi marinai esclamando “Ave Maria Stella”.
Aveva viaggiato per una notte in compagnia della Madonna.
Attraversiamo il Ponte Coperto e ci dirigiamo verso Porta Calcinara. In via Vidari, angolo via Porta Pertusi incontriamo una bella Madonna con Bambino.
Risaliamo verso il centro città e a pochi metri dalla chiesa a lui dedicata, troviamo un affresco di San Teodoro dipinto sulla parete affacciata su via Cardano della casa ad angolo con via Porta Calcinara.
Sempre in zona, in via dei Liguri all’incrocio con via Cardano possiamo osservare un pannello dipinto raffigurante figure sacre.
Ci spostiamo in Piazza della Vittoria, passando da piazza del Duomo dove domina la statua del Regisole.
Andiamo davanti al Broletto e guardiamo in su verso la monofora.
Lì, con lo sguardo rivolto verso il basso c'è la Madonna di piazza Grande, con in braccio il Bambino con in mano il globo, simbolo della potenza di Dio.
L'opera del maestro Pietro Lobbia da Gandria, uno stuccatore di Lugano è del 1604.
In un periodo poco favorevole per il commercio, un gruppo di mercanti del tempo decise di affidarsi alla protezione della Vergine per contrastare il declino delle loro attività.
La statua è rimasta al suo posto per oltre due secoli, a protezione dei pavesi, fino al 1872.
Fu quindi trasferita, inopinatamente, forse per motivi strutturali del fabbricato, nella cripta del Duomo e perse nel tempo la venerazione che le veniva riservata.
Solo all'inizio degli anni duemila, per volontà di un comitato di cittadini, la Madonna di piazza Grande è stata ricollocata sulla facciata del Broletto.
Ora domina dall'alto piazza della Vittoria e ha ripreso a proteggere i pavesi.
Attraversiamo la piazza, imbocchiamo Corso Cavour in direzione Statua della Minerva e dirigiamoci in piazza del Carmine.
All'interno della chiesa di Santa Maria del Carmine è possibile osservare la Madonna delle Grazie con la rosa, tra i Santi Giulio e Antonio abate.
Si dice che già alla fine del 500 la Madonna delle grazie compiesse miracoli.
Fede o leggenda che sia, la Madonna è meta di preghiera e di devozione da parte dei pavesi da oltre quattro secoli.
A destra del dipinto c'è un affresco, custodito da una cornice dorata, nel quale sono rappresentati cinque miracoli che la Madonna delle Grazie avrebbe compiuto.
Fra essi il salvataggio di un uomo che stava annegando nel Ticino in piena.
Ci spostiamo in piazza Botta dove ammiriamo un’altra Madonna con Bambino e camminando verso il Castello Visconteo possiamo ammirare in via Lanfranco, all’angolo con via Boezio una delle edicole più famose di Pavia, la Madonna della Palla.
Siamo in luglio, nel 1655.
I francesi stanno cannoneggiando Pavia durante l'ennesimo assedio della città per sottrarla agli spagnoli.
Le fortificazioni spagnole hanno fermato fino a quel momento l'avanzata delle truppe francesi e dei loro alleati piemontesi.
Gli spagnoli hanno persino murato tutte le porte d'ingresso alla città, ad eccezione di quella di Salara e di Santa Maria in Pertica.
Fallisce un tentativo di entrare in città da parte dei francesi da est, oggi san Pietro in Verzolo.
A questo punto gli assedianti iniziano a sparare palle di cannone verso il centro città, probabilmente piazzati nella zona dove oggi vi è la stazione ferroviaria.
Una palla di cannone colpisce la facciata di una casa di via Lanfranco, al numero civico 5, all'angolo con via Boezio, senza peraltro causare particolari danni.
In segno di ringraziamento per la scampata distruzione dell'edificio il proprietario fa costruire qualche tempo dopo un'edicola raffigurante la Vergine con Bambino in grembo.
I pavesi da allora la chiamano appunto, la Madonna della Palla.
E ora camminiamo da Piazza Castello di nuovo verso il centro percorrendo Strada Nuova verso il Ticino. Arrivati in piazza Italia svoltiamo in Corso Carlo Alberto e all’angolo con via Belli ecco la Madonna del Sasso.
Sulla facciata del palazzo possiamo ammirare una tela ad olio, in una cornice ovale, che raffigura la Madonna del Sasso o del Sangue.
E' la copia fedele di un affresco del XVI secolo andato distrutto durante lavori di demolizione.
La Madonna porta sul braccio sinistro il Bambino e nella mano destra una rosa. Sulla fronte la Madonna ha una ferita sanguinante.
La tradizione popolare vuole che la ferita della Vergine sia stata provocata da un tedesco che, passando per la contrada delle Gabbette, oggi corso Carlo Alberto, in odio alla Vergine, imprecando e bestemmiando abbia scagliato un sasso contro l'immagine, colpendo la fronte della Madonna che iniziò a sanguinare.
Qui le versioni della leggenda divergono. Chi dice che il sasso rimbalzò e uccise il tedesco. Altri sostengono che dopo aver assistito al miracolo lo straniero si convertì e fece penitenza.
Pur non essendo noto il perchè della ferita sulla fronte della Madonna nell'affresco originale, l'immagine è stata venerata per lunghissimo tempo nel rione di San Francesco.
Proseguiamo verso la chiesa di San Francesco, via Goldoni, piazza Ghislieri e dopo aver dato uno sguardo alla statua del Papa Pio V, passando per piazzetta delle Rose arriviamo in piazza del Municipio. A pochi decine di metri, in piazzetta Porta Palacense, perfettamente restaurata ecco l’edicola raffigurante il corpo senza vita di Gesù fra le braccia di Maria dopo il distacco dalla Croce.
Un centinaio di metri e, scendendo verso il Ticino troviamo in via Cavallotti, all’angolo con il primo vicolo a sinistra a fondo chiuso, una volta chiamato di San Esuperio, un’immagine raffigurante l’Adorazione alla Madonna con Gesù Bambino
Raggiungiamo corso Garibaldi, attraversiamo la piazza in cui troneggia nel suo splendore la chiesa di San Michele e poco più in là, in via Rocchetta una Madonna osserva da lontano lo scorrere delle acque del Ticino.
Siamo alle ultime tappe della nostra passeggiata. Camminando in viale Lungo Ticino Sforza, all’altezza di Porta Nuova incontriamo una bella edicola sempre raffigurante la Madonna.
Ora ci spostiamo nuovamente verso il centro città.
Imboccando via Lunga, un tempo chiamata contrada degli Unni, una traversa stretta e lunga di corso Garibaldi che scende verso il Ticino, circa a metà della via potete ammirare, in un'edicola con una caratteristica tettoia in legno, l'affresco della Madonna detta “della stretta lunga”.
La Vergine con il Bambino in trono al centro e San Siro, patrono di Pavia, inginocchiato con un angelo che porge un cesto di pani e di pesci.
Questo splendido affresco, realizzato originariamente nel 1630, non è più al centro dell'attenzione dei pavesi, ma un tempo era anche meta di pellegrinaggio ed era particolarmente venerato.
Il dipinto, oggi conservato nella chiesa di San Michele Maggiore, fu anche riprodotto dal pittore pavese Pasquale Massacra.
La passeggiata è terminata, vi ho fatto camminare un bel po'. Spero ne sia valsa la pena.
Ezio Tiraboschi