Pavia cambia volto: il commercio tra chiusure, aperture e nuove tendenze
Dalle serrande abbassate in centro ai nuovi negozi di quartiere: il commercio pavese si trasforma. Ecco cosa sta succedendo davvero tra migrazioni, idee giovani e nuove abitudini d’acquisto
Foto di Roberta Mastretta
Non è un mistero che Pavia, come molte altre città italiane, stia facendo i conti con la crisi del commercio al dettaglio. Negli ultimi 3 anni si è registrata una diminuzione costante dei negozi indipendenti, soprattutto in settori tradizionali come l’abbigliamento, le mercerie e i piccoli bazar.
A pesare sono stati diversi fattori:
- aumenti dei costi energetici e degli affitti commerciali;
- concorrenza dell’online, soprattutto per l’elettronica e la moda;
- cambio delle abitudini dei consumatori, sempre più orientati al “tutto e subito” e all’esperienza d’acquisto personalizzata.
Nel 2025, diverse serrande si sono abbassate definitivamente in Corso Garibaldi, Via Cavallotti e anche in alcuni tratti centrali di Strada Nuova, un tempo pulsanti di vita.
Le aperture: piccole realtà, grandi idee
Eppure, non tutto è negativo. Anzi. Il volto nuovo del commercio pavese si sta disegnando grazie a un’ondata di nuove aperture guidate da giovani imprenditori, famiglie che tornano a investire nel territorio e progetti che puntano su nicchie di mercato.
Negli ultimi 12 mesi, abbiamo visto:
- nuove caffetterie specializzate, bakery e bistrot indipendenti;
- piccoli negozi di artigianato, abbigliamento sostenibile e vintage;
- servizi per animali domestici (asili, toelettature, shop BARF) in crescita esponenziale;
- coworking, studi creativi e showroom che uniscono vendita e consulenza.
Particolarmente attiva la zona tra Viale Matteotti e il Borgo Ticino, che si sta riscoprendo polo creativo e giovanile.
Spostamenti strategici: dal centro alle vie di passaggio
Un’altra tendenza sempre più evidente è quella degli spostamenti di sede. Molti commercianti, per contenere i costi o inseguire il flusso di nuovi clienti, decidono di lasciare il centro per aprire in vie più periferiche ma di passaggio, come Via Olevano, Viale Cremona o la zona del Ticinello.
Questo fenomeno racconta un’altra verità: il commercio pavese non sta morendo, sta migrando. Cerca nuovi equilibri, nuovi punti di contatto con la quotidianità delle persone.
Verso un commercio ibrido e di prossimità
Le parole chiave del futuro sembrano essere:
- ibridazione: negozi che diventano anche spazi culturali, laboratori o punti di ritiro;
- prossimità: rapporto diretto con il cliente, servizi su misura, legame con il quartiere;
- identità: non basta vendere, serve raccontare una storia.
In questo contesto, i commercianti più lungimiranti stanno riscoprendo la comunicazione digitale, i social media e le reti tra attività locali.
E ora? La sfida è fare rete
Il cambiamento è già in atto. Quello che serve ora è fare rete, creare alleanze tra commercianti, residenti, enti pubblici e cittadini. Perché il commercio non è solo un fatto economico: è un tessuto sociale fatto di relazioni, presenza e presidio del territorio.
La domanda che ci poniamo è: Pavia saprà cogliere l’occasione per diventare una città più vivibile, creativa e a misura di bottega?
Noi crediamo di sì. E voi?