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Pasino degli Eustachi: Il Capitano Fluviale che Arricchì Pavia e Diede il Nome a una Via

Dalle acque del Ticino alla gloria militare: la storia di un uomo che trasformò la sua città e lasciò un'impronta indelebile nel tempo

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Camminando In via Porta Pertusi, a pochi passi da Porta Calcinara, ci si imbatte in una delle più importanti testimonianze dell’architettura tardogotica lombarda. Si tratta di una costruzione con mattoni a vista, di due piani, con finestre ogivali, con forma a “L” e un cortiletto con un bel pozzo. Oggi è la sede dell’UNITRE, l’università della terza età, ma in tempi antichi, nel periodo fine 1300 inizio 1400, apparteneva alla famiglia degli Eustachi e probabilmente era parte di un complesso di edifici che occupavano una ampia area nell’allora denominata Porta Pertusio, nelle vicinanze di uno degli scali mercantili del porto sul Ticino.

 

Ma chi erano gli Eustachi? Erano in origine pescatori e piccoli commercianti di pesce che divennero una delle famiglie più influenti e potenti di Pavia per almeno mezzo secolo grazie a PASINO, nato attorno al 1360. Detto il Baggiano, Pasino già da giovane assunse il prestigioso titolo di sindaco del paratico dei pescatori, ossia il massimo rappresentante cittadino della categoria. Proviamo a raccontarne le gesta e l’importanza che ebbe per Pavia, nonostante non sia efficacemente ricordato rispetto ad altri personaggi storici della città. La sua ascesa iniziò quando nel 1401 il duca Gian Galeazzo Visconti lo nominò capitano generale della flotta fluviale. Oggi è difficile immaginare che dove sorgono gli imponenti giardini borromaici declinanti verso il Lungo Ticino, nel 1400 centinaia di imbarcazioni, compresi galeoni condotti da cinquanta “navaroli”, entravano e uscivano dalla darsena, un vero e proprio porto fluviale. Allora Pavia faceva concorrenza, strano a dirsi, grazie al Ticino e al Po, completamente navigabili, alle più importanti repubbliche marinare, rappresentando lo scalo commerciale più trafficato del nord Italia ed era punto di attracco delle navi da guerra del naviglio Visconteo. Il ruolo della flotta fluviale si rivelò molto importante nelle guerre che per decenni contrapposero le due potenze padane, quella dei Visconti e quella dei veneziani. Gli scontri ebbero alterna fortuna finchè nel 1431 la flotta comandata da Pasino, sul Po, nei pressi di Cremona, composta da 28 galeoni armati e da altrettante navi da carico, sconfisse clamorosamente quella della Serenissima, pur essendo quest’ultima formata da un numero ben superiore di navi.

 

La maggior parte dei galeoni nemici vennero distrutti e quasi ottomila veneziani vennero fatti prigionieri. Al rientro trionfale alla darsena pavese, il Pasino, per festeggiare la vittoria, fece esporre sulle navi tutte le bandiere, ogni drappo e pezzo di stoffa a disposizione. Da allora per “GRAN PAVESE” si intende ogniqualvolta le navi innalzano tutte le bandiere entrando in porto per festeggiare particolari solennità. L’origine del termine ancora oggi in uso nelle marinerie di tutto il mondo è controverso, ma è bello credere che sia effettivamente legato al pavese Pasino. I servigi resi ai Visconti gli furono ampiamente ricompensati. Gli furono donate grandi tenute nel pavese e nel cremonese, ebbe concessioni e favori. Come capitano del naviglio godette dell’immunità dei dazi, gestì le fornaci situate lungo il corso del Ticino, ottenne il monopolio dell’estrazione dell’oro dalle ghiaie del fiume, potè sviluppare il commercio di legname e altra merce. Nel tempo le sue attività di orientarono prevalentemente sugli investimenti fondiari e l’attività di finanziamento e prestito. In un cinquantennio accumulò un patrimonio enorme, tanto che si permise di concedere un prestito di oltre 20.000 fiorini alla famiglia dei Visconti in cambio della tenuta di Spinadesco presso Cremona.

In una città come Pavia che non offriva grandi occasioni di rapido arricchimento, Pasino lasciò ai figli una “domus” in via Porta Pertusio stracolma di vesti e tessuti preziosi, armature, argenterie, gioie, libri e codici miniati, con magazzini colmi di merci e derrate. Possedeva anche un esteso giardino presso le mure della città, detto il “Paradiso”, del valore di oltre 10.000 fiorini. Non meno importante fu la sua posizione all’interno degli organi rappresentativi della città. Fu spesso nominato arbitro in cause giudiziarie e interpellato nelle più importanti decisioni civiche. Morì a Pavia nel settembre del 1445 e fu sepolto nella cappella di famiglia in San Teodoro. Ultima annotazione. Una traversa di via dei Mille, in Borgo, è via Pasino. Già! A Pasino degli Eustachi Pavia ha dedicato anche una via.

 

EZIO TIRABOSCHI