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L'industria pavese: storia e trasformazione delle grandi aziende del Novecento di Ezio Tiraboschi

Dalla Vigorelli alla Bergonzi: il passato industriale di Pavia, tra eccellenze, crisi e nuove destinazioni d'uso.

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Nei primi anni 30 nasce a Pavia la Vigorelli, per iniziativa di Arnaldo Vigorelli, già direttore della Necchi.

Contribuirà a rendere Pavia, nel primo dopoguerra, un vero polo di eccellenza per le macchine da cucire. 

In ogni abitazione se non vi era in bella mostra una “Necchi”, quasi certamente vi era una “Vigorelli”.

Negli anni 50 ebbe particolare fortuna il modello Ripresa.

Anche la Vigorelli entrò in crisi e dismise l’attività negli anni 70, dopo aver prodotto semilavorati per la Borletti.

La fabbrica era insediata in viale Partigiani, dove oggi hanno sede diverse attività artigianali e la Croce Rossa Italiana.

Nel 1932 in viale Fabio Filzi, a poche centinaia di metri dalla ferrovia, i fratelli Bruno, Antonio e Umberto Quintavalle costruiscono uno stabilimento che fino agli anni 80 rappresenterà una delle “cattedrali industriali” di Pavia unitamente alla Necchi e alla SNIA-Viscosa.

La F.I.V.R.E. faceva parte di quella che oggi si definirebbe una “holding”, ossia la Magneti Marelli, partecipata in maggioranza dalla FIAT.

L’impresa era socia dell’Assonime, l’associazione tra le società italiane per azioni, presieduta dall’ing. Giovanni Agnelli.

Fu una delle prime aziende lombarde per innovazione tecnologica. All’inizio era specializzata in valvole radioelettriche su licenza americana, per poi diversificare la produzione, in tempi più recenti, fabbricando tubi catodici per televisori e valvole termoioniche.

La F.I.V.R.E. decollò già nei primi anni dall’apertura in quanto, appoggiata dal Governo di allora che auspicava un sistema economico in autarchia e quindi intendeva limitare le importazioni dall’Estero, operava in regime praticamente di monopolio.

I quasi 2.000 dipendenti infatti producevano 700.000 valvole all’anno, mentre il fabbisogno nazionale non superava le 800.000 unità.

Nel dopoguerra la F.I.V.R.E. fu costretta ad abbassare il livello qualitativo della produzione per poter rimanere concorrenziale con altri produttori.

Entrò lentamente e progressivamente in crisi e la Magneti Marelli si sbarazzò della fabbrica pavese nel 1980.

Rimase attiva ancora per alcuni anni per chiudere i battenti alla fine del decennio.

Il complesso industriale fu infine demolito nel 2007. Sull’area è stato edificata una struttura occupata attualmente da esercizi commerciali, uffici, laboratori di analisi e un parcheggio.

Nel primo dopoguerra assume importanza la Montecatini, azienda chimica che produceva fertilizzanti azotati. Venne assorbita negli anni 70 dalla Montedison, che progressivamente spostò la produzione altrove, fino alla completa dismissione della struttura.

L’ampia area in zona Cimitero Maggiore è oggi occupata dagli uffici e dal rimessaggio mezzi dall’ASM-LINE spa.

Nel 1947 sulla strada Vigentina sorge il complesso industriale tessile SAITI (Società Anonima Industrie Tessili Italiane).

Ancora oggi si può osservare la caratteristica struttura di due palazzine fronte strada collegate fra di loro da un portico che rappresentava l’ingresso principale della fabbrica.

All’interno un gran numero di capannoni caratterizzati da ampie vetrate sono oggi occupati da imprese di diversa natura e da un supermercato.

La SAITI occupava 450 dipendenti, di cui oltre il 70% donne, destinate, ahimè, con paghe inferiori agli uomini, alla tessitura delle stoffe utilizzando alti e pesanti telai ben poco maneggiabili.

Come tante altre industrie pavesi la SAITI entra in crisi e chiude nei primi anni 70.

Sempre sulla strada Vigentina, pochi metri a nord del complesso della SAITI, nei primi anni 60 campeggiava un’imponente costruzione che non lasciava molto all’estetica, allora si definiva architettura razionalista.

All’interno si producevano televisori. L’impresa era tedesca, la KORTING.

Disponeva di circa 900 dipendenti, di cui l’80% donne.

Primi anni 70, l’impresa sembra in piena e solida attività tanto da assumere periodicamente nuovo personale.

Ma in quegli anni Pavia sembra diventare un vero e prwoprio buco nero in cui precipitavano imprese e occupazione.

Improvvisamente la Korting nel 1973 dismette l’attività senza alcun precedente concreto segnale premonitore.

Sempre in zona strada Vigentina e precisamente in via Emilia, un'importante casa farmaceutica americana, la Merk Sharpe & Dhome acquista nel 1961 una piccola azienda del settore, la Cipelli e inizia, con grandi aspettative occupazionali di sviluppo per il territorio pavese, la propria produzione di farmaci.

Con oltre 250 dipendenti la MSD prosegue l’attività sino al 2014 quando decide di abbandonare il sito produttivo pavese.

Caso raro per Pavia nel 2015 va a buon fine la cessione dell’attività ad un’altra holding farmaceutica, la F & S, che con il logo Savio Industrial prosegue tuttora la produzione.

Sempre sulla strada Vigentina sorge nei primi anni 60 la Bergonzi spa.

Produce trapani radiali e foratrici a controllo numerico.

Angelo Bergonzi aveva iniziato l’attività nel primo dopoguerra in una officina situata in via Acquanegra, per poi ampliare la produzione e costruire il moderno complesso che ha occupato per decenni oltre 100 dipendenti.

Affiancata dal figlio Cesare, che diventerà amministratore della società, la Bergonzi spa raggiunge con profitto importanti mercati esteri, soprattutto negli Stati Uniti.

L’impresa ha chiuso l’attività nel 2013 e da pochi anni la struttura è stata abbattuta e oggi sull’area sorge un grande centro vendita per il fai da te.

Parlare della Bergonzi, per il sottoscritto, assume una connotazione personale e familiare.

Angelo era mio zio e Cesare, mancato da pochi anni, mio cugino di primo grado.

Ho ricordi che cercherò di trasferire nel prossimo scritto.

EZIO TIRABOSCHI