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L'inclusione nella vita quotidiana: sfide e prospettive nel 2024

Il ruolo della Pedagogia Inclusiva e degli interventi educativi personalizzati nel garantire i diritti e il benessere delle persone con bisogni speciali.

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I contesti della vita quotidiana nel 2024, purtroppo, non sono ancora accessibili a tutti. La società ha ancora bisogno di riconoscere e sensibilizzare sui diritti inviolabili della persona, affinché si possa garantire un completo e libero accesso ai servizi del cittadino, rispettando un’ottica inclusiva. Le persone con bisogni speciali chiedono servizi non esclusivi, ma adattabili a tutte le esigenze, strutture adeguate piuttosto che aiuto e comprensione. Queste persone sono coloro che necessitano di particolari attenzioni o accorgimenti, come gli anziani, i bambini, i disabili con minorazioni o patologie varie (motorie, uditive, visive, ritardo mentale, intolleranze alimentari, allergie, ecc.).

In Italia, alcuni comuni, grazie a progetti di inclusione, riconoscono la funzione sociale e promuovono la cultura della pedagogia dell’inclusione. Tuttavia, molti contesti sociali non sono ancora adeguati.

La Pedagogia Inclusiva è centrata sulla valorizzazione delle potenzialità di ogni singolo individuo e sulle sue risorse, e si propone di individuare le strategie atte a favorire l’apprendimento in vista di un’effettiva inclusione. Lo scopo è evitare la creazione di luoghi speciali, già aboliti da tempo perché non idonei a un’inclusione sociale ed affettiva delle persone con caratteristiche speciali.

Gli interventi educativi sono ideati per rendere il soggetto capace di acquisire consapevolezza di sé attraverso lo sviluppo delle sue potenzialità. Il progetto di vita è multidimensionale, in quanto comprende tutti gli aspetti: familiare, scolastico, formativo, lavorativo, culturale e sociale. Un lavoro educativo può risolvere deficit funzionali e non organici, confidando nell’efficacia della relazione e del contesto.

Il lavoro di gruppo è un elemento fondamentale della pedagogia inclusiva, sia in un contesto scolastico sia in altri contesti formativi extrascolastici, dove soggetti con bisogni educativi speciali (BES) e soggetti normodotati collaborano insieme per portare avanti un progetto comune. Tali processi possono essere organizzati ricorrendo a strumenti specifici.

Gli strumenti principali utilizzati nella progettazione e nel coordinamento degli interventi educativi per l’inclusione sono:

a) Il piano dei servizi personalizzati, che definisce gli obiettivi generali e stabilisce le priorità dell’intervento educativo. Questo piano viene realizzato su un arco di tempo più lungo rispetto ai programmi di intervento, che costituiscono solo un passaggio o una parte dell’intero intervento. Per sviluppare un piano dei servizi che comprende molte aree, è necessario un team interdisciplinare, mentre per applicare un programma d’intervento è richiesto un piccolo gruppo composto da persone qualificate.

b) Il programma dell’intervento personalizzato riguarda le modalità per raggiungere gli obiettivi previsti e mira a soddisfare tutte le esigenze dell’individuo in un ampio campo. È una componente del piano dei servizi personalizzati e uno strumento di lavoro permanente di uno o più membri del gruppo, che coordina i loro interventi per il raggiungimento degli obiettivi fissati. Le componenti del programma di intervento personalizzato includono gli obiettivi di apprendimento, le strategie di intervento e di apprendimento per ciascun obiettivo, le strategie di valutazione delle competenze acquisite e la continua revisione del programma d’intervento.

Per un intervento educativo mirato viene utilizzata anche la classificazione ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health): uno strumento usato per individuare le caratteristiche della salute delle persone, considerando le loro situazioni di vita e il contesto in cui vivono. L’ICF opera attraverso una serie di categorie raggruppate e ordinate secondo il criterio fornito dal modello biopsicosociale, che considera la persona nella sua interezza: non solo dal punto di vista sanitario, ma anche nelle relazioni sociali quotidiane. Attraverso la selezione delle caratteristiche della persona, basata su una lista di controllo (checklist), è possibile ottenere una descrizione neutrale del funzionamento e della disabilità di una persona, ovvero degli elementi che determinano la sua condizione di salute.

L’ICF è stata introdotta perché le informazioni fornite dalla diagnosi medica, seppur importanti, non erano giudicate sufficienti per avere un quadro funzionale reale della persona, ovvero per comprendere cosa quella persona è in grado di fare e quali sono invece le attività in cui ha delle difficoltà. Inoltre, con l’ICF si è risposto all’esigenza di avere a disposizione un "linguaggio internazionale" comune, che permettesse di rendere più efficace la comunicazione non solo tra i servizi della stessa area di intervento (ad esempio tra le ASL o tra ospedali), ma anche tra servizi di diversa competenza (ad esempio tra Ospedale e ASL, tra ASL e scuola, o tra ASL e assistente sociale del Comune). Grazie all’ICF, anche la comunicazione dei dati tra diverse Nazioni è più semplice.

L’intervento nei confronti dell’utente deve essere realizzato nel rispetto dei suoi diritti, primo fra tutti quello di essere un soggetto che si dispone a imparare, portatore di una particolare storia e visione del mondo che lo caratterizzano.

L’educazione non è più considerata come un lavoro nei confronti di un utente passivo, bisognoso di assistenza che può solo ricevere. L’educazione è un luogo di incontro, dialogo, crescita, arricchimento per entrambi i soggetti coinvolti, e va oltre le necessità del momento. Il pedagogista e l’utente sono l’uno complice dell’altro.

 

Articolo di Corradina Triberio