Le Nebbie di Pavia: Un Viaggio Intimo tra Fascino e Storia di Fabio Greggio
Fabio Greggio racconta l’atmosfera unica delle nebbie Pavesi, un abbraccio antico e misterioso che avvolge vicoli, chiese e ricordi.
Le nebbie di Pavia.
Cala la nebbia e ammanta le strette rughe che dipartono dal Ticino e risalgono il cuore della Capitale.
Io me la ricordo l’antica nebbia.
Quella bianca e densa che ovattava il naviglio di fronte a cui vivevo.
La nebbia interminabile di settimane, che conoscevi la via sennò ti perdevi.
Le nebbie della mia Pavia, che tutti i rumori cambiavano, proprio come quando c’era la neve.
Le foglie umide, i sassi della strada, gli antichi portoni di nobili palazzi che a volte ricordano Salisburgo,…
..... il dignitoso paesaggio di antichissima Capitale, che non è cittadina o paese, ma percepisci la discreta nobiltà, le vie dove si è fatta la Storia d’Europa.
L’unicità dell’insieme che ti fa capire di essere in un posto unico, che non esiste altrove.
Le nebbie che calavano sulla conca del naviglio, sulle rive erbose, sulle madonne nei muri e le antiche basiliche che custodiscono santi famosi.
Il suono delle tue scarpe…la nebbia ti fa sentire più intimo, come se il mondo finisse a pochi passi dai tuoi passi.
La nebbia di Pavia era speciale, densa e sottile, bianca è avvolgente.
E tutto quello che vedi diventa unico, visto con occhi diversi.
La dove la nebbia riflette il lampione e si accende, o dove inizia il buio del vicolo del quartiere palatino.
Che magari quel vicolo di secondo ordine vide passare il Barbarossa o Carlo Magno, San Teodoro e Leonardo.
E magari anche loro avvolti dalla magica nebbia, intima coperta della mia Pavia, che diventa struggente coi lampioni, come antiche cartoline con signore altere dai capelli raccolti e impettiti signori con mustacci e gilet.
Le nebbie di Pavia che coprono il fiume dove un ostinato barcè risale la corrente, e il Ponte Vecchio, avvolto, lascia intravedere solo qualche arcata.
La nebbia di quando uscivo la sera con il vuoto della bottiglia del latte, passando sotto i secolari platani di Viale Sicilia, un piccolo tragitto che era un viaggio nell’incognito,
e tornando assaporavo lo scodellino di panna montata a mano con sopra una spolverata di cannella.
…..L’ultima casa….
il nido d’Infanzia, la fabbrica degli Einstein…..
la conca rumorosa, la coppietta appartata nell’angolo buio,
l’odore del fumo di tabacco che usciva dal bar che sembrava un’isola di luce fra le nebbie brumose.
Le nebbie di Pavia magiche e eterne, che le case sembrano più calde e ti fanno ritrovare un po te stesso, perso in un mondo troppo immenso per cercare nella tua anima un momento tutto tuo.
L’acciotolato umido, il trombino verde dell’acqua, l’ululato lontano di un cane, un frettoloso gatto nero sotto i portici di Piazza Cavagneria
con il profumo del mercato, il cupolone sparito, le antiche bifore di Via Teodolinda…
….eh…..le nebbie di Pavia, diverse da tutte, cornice dell’Antica capitale,
che anche quando scompare è talmente una fiaba che non puoi non amare.
Testo di Fabio Greggio