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Le Campagne del Siccomario: Un Viaggio nel Cuore della Tradizione Pavese

Dai borghi di Pavia alla quiete dei campi infiniti, il Siccomario racconta un paesaggio intriso di storia e natura.

Di Fabio Greggio

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Le campagne del Siccomario Il tocco della campana dal campanile di Travacò che riecheggia fino in Borgo, in quelle terre che una volta sembrava il mare quando Ticino e Po dilagavano senza argini alti.

Noi pavesi che si mangiava fuori porta, ai Boschi o alla Battella, in trattorie alla buona, con risotti, ravioli e tanta Croatina.

Le rogge e le marcite delle gite fuori porta, dove le prime cascine fuori città hanno ancora l'aja con la "melga" ad asciugare e le tende a strisce sull'uscio che svolazzano con il raro caldo vento d'estate. A sole poche centinaia di metri dalle ultime case del Burgh, si entra nel regno dei pescatori, dei galli che cantano che è ancora notte, che quando nevica il Sighemar, oggi Siccomario, diventa un presepe, di silenzi e sorgive, di neve e tramonti unici.

La nostra campagna, terra di antichi Feudi tedeschi e Franchi, di terre di monasteri, di grandi rogge che segnavano i confini e che anche oggi restano i nostri sogni di primavera, le rosse foglie d'autunno, il silenzio della neve sui campi infiniti dove d'estate il granturco diventa un bosco. A cinque minuti dal cuore e dall'anima di Pavia.

Fabio Ermanno Greggio 2022 per Pavia Fanpage