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L'anima vera di Pavia: Corso Garibaldi tra storia e memoria

Scopri la vita di Pavia nel cuore di Corso Garibaldi: un viaggio tra tradizioni artigiane, profumi di un tempo e la magia della città millenaria..

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Pavia - Cso Garibaldi 1932 "L'anima vera di Pavia, Corso Garibaldi" Quella Pavia ordinata dove i valori di fine guerra erano ancora condivisi, i muri ancora polverosi e scrostati, e le vie di uomini col cappello e signore con la velina. Le prime automobili e i primi vigili in divisa bianca, come appaiono in vecchie foto. Quando da Strada Nuova giri in Corso Garibaldi entri in un mondo vivo fatto di meno snob e più paese. Una delle mie vie preferite dove ricordo passavo in bicicletta fra i profumi del pane appena sfornato del mattino che si mischiava con il forte aroma del caffè di moka. C’era la più antica drogheria di Pavia, Comini, dove trovavi proprio tutto, dalla cera agli alambicchi, dalla salicina per le salse al lucido di scarpe, dalle spezie sfuse al cioccolato da tagliare a tocchi. Corso Garibaldi era un insieme di Paesi, ogni 100 metri una comunità.

 

C’era Rino che vendeva le tute da calcio, in un negozio grande come Vigevano dove ti perdevi seguito dalle figlie, la vecchia salumeria con la cornice di pubblicità anni 30 di specchi e vetri bordeaux e le scritte d’oro e al suo interno il profumo del “salam cott” fatto in casa o i “salsis suta grasa” le file di “caciadurin”. E poi ti giri e incontri lei, la chiesa delle chiese, San Michele e l’ingresso che sembra secondario, ma che pochi sanno era la porta dove entravano i Re per l’incoronazione, sedeva su un trono posto su una pietra nella navata centrale e un raggio di sole entrava da una vetrata in un giorno preciso colpendo il capo del Sovrano. San Michele una vera e propria macchina scenografica costruita per incoronare i Re italici fino al 1200.

 

Le antiche farmacie, i piccoli slarghi che diventano piazzette di borghi, i vicoli che si diramano verso il fiume come antichissime rughe su cui ancora risuonano i passi di Alboino e Barbarossa, di Carlo Magno e Re Liutprando, di Re Desiderio che si recava ogni sera in San Michele a pregare per l’assedio dei Franchi o di Teodorico che entrava a Palazzo Reale, proprio li, appena dietro la via. Botteghe di artigiani, artisti e ciabattini, antichi bar che forse erano locande dove Leonardo, vagando e disegnando forse ha sostato per ristorarsi. L’antico “prestineè” Abbiati e la sua focaccia alta due dita piena di buchi imbevuti di olio e sale grosso, proprio vicino dove una volta sorgeva Porta San Giovanni, da dove, dopo tre anni d’assedio, entrò Alboino promettendo stragi e razzie, ma dopo pochi metri, all’altezza della via a lui dedicata oggi, cadeva rovinosamente da cavallo nel punto esatto indicato da una targa antica che ne ricorda l’accaduto.

 

Corso Garibaldi è la vita a colori dell’Antica capitale, con i suoi cortili nascosti pieni di edera e ombre, le torri alte della gloriosa Società Giannastica Pavese proprio accanto al monastero della Mostiola dove sorgeva Palazzo Reale, la chiesa dei Greci, il vicolo San Marcello dove trovai la mia gattina nera, Via Volturno, quasi una copia in miniatura di Corso Garibaldi, dove ho abitato per anni e dalle cui finestre passava la vita della mia Pavia. La sciura Lella, l’arrotino, el “lateè”, la libreria alternativa, il negozio che sapeva di incenso, le antichissime cantine a volta da cui esce l’odore di muri umidi di scoli o forse di millenni. E poi calava la notte nella nebbia pavese che ovattava le ultime luci dei negozi. L’eco di un cane in un cortile, la scarnebbia che bagna di polvere di acqua il selciato di sassi, la bicicletta veloce della Mariuccia, e le luci delle luminose di Natale che se anche è finito Gennaio ancora riflettono sull’asfalto bagnato.

 

Ecco Pavia è tutta li, la vita sugli strati di storia antica ed unica, di quei volti di donna dai capelli biondo tenue che ricorda il passaggio dei Longobardi che proprio qui avevano la loro città nella città. Quando entro in Corso Garibaldi mi sento bene, sono a casa, l’anima antica di Pavia, nei suoi dedali limitrofi, collegi mastodontici, monasteri dimenticati, basiliche di arenaria che si sgretola, e antichi palazzi del Rinascimento con quelle finestre che ricordano il Castello. Chi ci viene ne resta affascinato. Chi ci ha vissuto ce l’ha nel cuore, ed è difficile da spiegare. Piccola grande antica capitale…..

 

Fabio Greggio per Pavia Fanpage 2017