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La Storia delle Aste: Dall'Antica Roma ai Giorni Nostri

Stefania Schiavone "Le aste rappresentano una delle forme più antiche e storicamente rilevanti di compravendita, utilizzate sin dall'antichità per la vendita di beni e proprietà."

 

 

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Origine del termine

 

Presso gli antichi Romani una vendita pubblica era annunciata da un'hasta, simbolo di proprietà, che si piantava sul luogo del pubblico incanto e come segno della pubblica autorità. È proprio attraverso le aste che gli antichi Romani ripartivano il tesoro conquistato in guerra. In latino esistevano le seguenti espressioni: sub hastā venděre o hastae subicěre (vendere all'incanto); hastam poněre ("piantare l'asta", cioè "annunciare una pubblica vendita"); ab hastā (acquisto all'incanto); ius hastae (diritto di vendita all'incanto).

 

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Storia delle aste

 

L'asta costituisce una delle più antiche forme di compravendita. Già lo storico greco Erodoto nelle sue Historiae racconta di aste che si tenevano nel 500 a.C. in Babilonia. Anche durante l’Impero romano venne accertato l'utilizzo dell'asta: infatti dopo una vittoria militare, i soldati vendevano il loro bottino di guerra al miglior offerente; inoltre i romani disponevano delle proprie proprietà vendendole sub hasta (da qui il termine asta) a chi proponeva l'offerta migliore.  

Sempre dal latino deriva il termine inglese auction, da augere (aumentare), dal momento che nella forma più utilizzata d'asta i partecipanti rilanciano il prezzo di acquisto, e il bene viene aggiudicato a chi offre il prezzo più alto. 

L’asta più leggendaria si ebbe nel 193 d.C. quando l’Impero romano fu messo all’asta dalle guardie pretoriane dopo che ebbero ucciso l’imperatore Pertinace; il vincitore dell’asta sarebbe diventato a tutti gli effetti imperatore di Roma. Il senatore romano Didio Juliano partecipò all’asta. Dal momento che le guardie del corpo non volevano accettare l'offerta originaria del senatore, quest'ultimo la aumentò e vinse l'asta sborsando 6.250 dracme per ciascun pretoriano, una somma che oggi corrisponderebbe a circa 14 milioni di euro.  

Dopo il caso dell’Impero romano, solo nel tardo Medioevo abbiamo di nuovo notizia delle prime aste indette per il commercio degli schiavi. Nel XVI secolo, il re de Francia emanò un decreto che conferiva a un gruppo di persone il titolo di huissiers priseurs (bailiff-auctioneers) nonché il diritto esclusivo di vendere le proprietà dei defunti. Le aste, al ribasso, si svolgevano sui fondi di proprietà del defunto, subito dopo la sua morte. I compiti erano suddivisi tra due persone: il bailiff che descriveva i beni e il banditore che sceglieva gli offerenti e ripeteva le offerte. 

 

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La prima asta generale fu attribuita al francese Pierre Antoine Matteus ed ebbe luogo intorno al 1712. Fino ad allora erano stati venduti all'incanto solo determinati beni. Le prime aste pubbliche furono indette all'aperto, ed esempio sul Pont de Nôtre Dame oppure sul Quai de la Feraille. Nel XVIII secolo furono poi trasferite nei mercati chiusi, ad esempio il Grand Cordelier oppure il Grand Augustins. 

Nello stesso periodo si svilupparono nei Paese Bassi le prime aste di oggetti d'arte, dove alla fine del XVI e XVII secolo si potevano acquistare dipinti e stampe. Il prezzo era stabilito e poi ribassato finché qualcuno non si aggiudicava la partita. Questo tipo di asta è nota da allora con il nome di "asta olandese". 

Nel 1604, gli olandesi misero all'asta il bottino ottenuto dal saccheggio di una nave portoghese di ritorno dalla Cina, insieme alle tonnellate di porcellana cinese che i portoghesi avevano preso con sé come zavorra. L'asta segnò l'inizio di una passione per la porcellana cinese da parte dei collezionisti dell'Europa settentrionale. 

Le prime aste in Cina ebbero luogo intorno al 1600. Sostenuto e promosse da templi e monasteri buddisti, erano utilizzate come strumento per raccogliere le offerte. I beni dei monaci defunti erano venduti all'incanto; a fungere da banditore era un altro monaco. Il suo compito, contrariamente agli usi delle aste odierne, era quello di frenare gli animi degli offerenti che si lasciavano travolgere dall'entusiasmo. 

La Cina è anche il luogo di origine dell'asta a stretta di mano, in cui gli offerenti si dispongono a semicerchio intorno al banditore e, a turno, gli stringono la mano. Le mani, coperte da uno scialle, non possono essere viste degli altri offerenti, mentre le offerte vengono fatte con le dita. 

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In Inghilterra e in Scozia l'asta era nota con il nome di roup. Le prime aste in Inghilterra ebbero luogo alle fine del XV secolo, sotto il regno di Enrico VII. La loro popolarità in Gran Bretagna crebbe quando dai Paesi Bassi giunse, nel 1688 Guglielmo III, dieci anni più tardi, per vendere i beni provenienti dall'India Orientale, era necessario indire le cosiddette "aste a candele". La procedura prevedeva l'accensione di una candela alta un pollice (2,54 cm circa). Chi riusciva a fare l'ultima offerta, prima che la fiamma si spegnesse, si aggiudicava l'oggetto messo all'asta. Persino le navi erano vendute in questo modo. Le aste a candele diventarono particolarmente popolari nel XVII secolo. Il problema era che spesso si litigava su chi avesse fatto l'ultima offerta. 

Fu l'autore britannico William Warner a coniare il termine inglese "auction" mentre stava traducendo un brano di Plauto. Imbattendosi nella parola auctionem, Warner decise di togliere la desinenza e di introdurre il termine auction nella lingua inglese. 

 

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