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La "Giornata Internazionale del Cane Randagio": Riflessioni e Nuove Prospettive

Oltre la semplice sensibilizzazione: ripensare il ruolo del cane libero nella nostra società e la nostra relazione con loro.

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Ieri 27 luglio si è celebrata la "Giornata Internazionale del Cane Randagio", un'occasione per riflettere non solo sulla problematica del randagismo, ma anche sulla complessità del rapporto tra esseri umani e cani liberi. Spesso, la percezione comune vede questi cani come una minaccia o semplicemente come animali bisognosi di aiuto, ma è essenziale riconoscere che un cane libero non è necessariamente in pericolo o richiede salvataggio. Infatti, solo il 20% della popolazione canina mondiale vive come animale da compagnia, mentre il restante 80% vive indipendentemente, talvolta in simbiosi con le comunità umane.

La concezione occidentale del cane come compagno domestico ha indubbiamente contribuito a sviluppare una cultura del rispetto e della cura. Tuttavia, questa visione spesso trascura la complessità e la diversità delle esperienze canine nel mondo. Non tutti i cani sono adatti alla vita in una casa; alcuni, definiti "cani liberi", vivono bene senza la stretta supervisione umana e non necessariamente necessitano di essere adottati o rinchiusi in canili.

 

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Il dibattito sulla lotta al randagismo tende a focalizzarsi sulla necessità di trovare una casa per ogni cane. Questo approccio, pur lodevole, non è sempre realistico o necessario. È fondamentale educare le persone sull'importanza della responsabilità nell'adozione e sulla necessità di comprendere le diverse esigenze dei cani, che possono variare notevolmente.

I cani liberi, che rappresentano una significativa parte della popolazione canina globale, non sono semplicemente vittime o pericoli. Sono parte di un ecosistema e possiedono una capacità innata di adattamento e sopravvivenza. È essenziale sviluppare politiche che riconoscano e rispettino questo aspetto, promuovendo soluzioni collaborative e sostenibili che non si limitino a confinare questi animali in canili, ma che invece considerino anche la loro vita nel loro habitat naturale.

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Questa riflessione invita a una visione più ampia e comprensiva della vita canina, che riconosca e rispetti la diversità delle esperienze e delle esigenze dei cani nel mondo.

 

 

 

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