Intervista a Matteo Borioli
Il Marchese della Pop Art pavese
Negli ultimi anni le sue opere stanno andando a ruba, uno stile ormai inconfondibile caratterizza la sua arte e il suo legame con Pavia è indissolubile e spesso presente nei suoi dipinti.
Ciao Matteo, che tipo di artista ti definiresti?
Mi definisco un artista Pop commerciale, secondo me ormai quasi tutti i pittori di questo momento storico dovrebbero esserlo e in fondo lo sono. Anche gli artisti definiti “di nicchia” in realtà sono i più commerciali di tutti. La parola commerciale non si deve intendere in senso stretto, ma in senso più ampio. La mia arte punta sull’essere vista, fruibile alla gente, riconosciuta e in poco tempo raggiungere le masse.
Leggevo in una tua intervista di qualche tempo fa che da pittore figurativo stai iniziando a sperimentare altre correnti artistiche, come procede questo cambiamento?
SI esatto, sto cercando di intraprendere questa strada. Come tutti gli artisti anche io attraverso dei momenti di sperimentazione, in questo mondo molto è dettato dall’ispirazione e si cerca sempre di trovare nuovi stimoli. Vorrei abbandonare l’arte figurativa dettata da uno stile di pittura chiaro e nitido, per passare a figure più astratte simili alla corrente cubista, dove le persone possano interpretare a loro modo i miei lavori senza nessuna spiegazione chiara. In questo periodo di sperimentazione comunque porto avanti entrambi i progetti. Aggiungo che sto dando molto valore alla nostra città, inserendo sempre più figure dei nostri monumenti o personaggi storici in molti dei miei lavori.
Che
Tecniche usi per creare i tuoi quadri?
Vedo che ti sei informato bene . Vorresti scoprire il mio “ingrediente” segreto, ma non te lo dirò. (risata). Posso solo dirti che uso vernice da carrozziere, smalto alternato da acrilico. Prometto che quando deciderò di renderlo pubblico sarai il primo a saperlo.
Come scegli i tuoi soggetti e progetti artistici?
Sia i soggetti che i progetti variano molto dal mio stato d’animo, ad esempio c’è stato un periodo dove mi è entrata letteralmente in testa la figura di Frida Khalo e ho iniziato giorno e notte a dipingerla in continuazione. In poco tempo mi sono accorto di avere dipinto più di 50 opere di questa famosa eroina. Ma sono stato molto soddisfatto del risultato perché quella collezione è andata completamente a ruba, difatti ne conservo solo un paio per ricordarmi di quel particolare periodo. Sono un artista molto attivo e prolifico, amo dipingere a prescindere dal mercato e commissioni, infatti dal 2020 ho dipinto più di 2000 quadri.
C’è qualche artista da cui ti sei ispirato e che ammiri in modo particolare?
Nell’ambito pavese sicuramente , come pittura contemporanea, mi sono ispirato a Marco Lodola. Ma i miei punti di riferimento derivano anche dalle correnti di arte classica, Da Paolo Uccello a De Chirico. Apprezzo anche molto gli artisti futuristici, anche per questo come dicevamo prima sto cercando di portare la mia arte dal figurativo all’astratto. Logicamente ispirandomi e studiando leggende del cubismo come Picasso o della Pop Art americana come Andy Warhol o Lichtenstein. Ripeto, mi trovo in una fase di transizione e sperimentazione artistica, ci vuole sempre molto studio e molta pratica essendo stili di pittura completamente diversi.
So che stai preparando un quadro di dieci metri per la commemorazione dei 500 anni della Battaglia di Pavia. Come procede?
Si e ci tengo particolarmente, consideriamo che stiamo parlando dell’evento storico più importante della nostra città. Il disegno è completato ed è attualmente conservato in un magazzino in Università, che approfitto per ringraziare perché mi hanno dato l’opportunità di essere l’unico pittore in Italia ad avere fatto una mostra di quadri in un Ateneo. Tornando al dipinto della Battaglia di Pavia, si tratta di 5 pannelli di due metri per due, con tutte le fasi della battaglia e la cattura di Francesco I. Il problema è che è ancora in fase di stallo per quanto riguarda il collocamento dell’opera non ancora definito, mi piacerebbe che qualche ente come l’Università stessa, il Comune o qualche ente mi diano l’opportunità di esporlo in uno dei loro spazi.
Quando è che hai deciso definitamente di dedicarti completamente all’arte?
Bella domanda. La risposta è articolata, si sa che come in tutte le situazioni della vita non esiste solo il bianco e nero, ma tante sfumature. Io ho iniziato con il liceo artistico qui a Pavia, poi l’accademia di Belle Arti alla Federico Fellini, sono laureato in cinematografia. La mia passione era il cinema, che è comunque una forma d’arte, e volevo intraprendere quel percorso. Poi, pian piano, sono stato attratto e mi sono avvicinato sempre di più alla pittura. Anche in questo caso devo ancora citare il grande Marco Lodola, perché proprio guardando i suoi lavori ho deciso che quella volevo che fosse la mia strada. Le sue figure e tecniche di semplificazione dell’immagine e il suo stile mi hanno convinto che potevo riuscirci anche io, è tutto iniziato così. Tieni conto che dipingo da una vita ma i miei primi veri quadri ho iniziato a crearli sette anni fa, prima c’è stato un lunghissimo percorso di studi, pratica e tecnica.
Che legame hai con la tua città?
Pavia è la città che amo. Io adoro la “pavesità” nel bene e nel male. Difatti anche se dovessi uscire dal circuito pavese, inserirò sempre qualcosa della nostra città, che considero una se non la più bella d’Italia.
Cosa ne pensi delle nuove generazioni e sull’intelligenza artificiale considerata ormai anch’essa arte?
I tempi cambiano, non sono favorevole ma neanche contrario, la guardo semplicemente con diffidenza perché non mi è di nessuna ispirazione. E’ sempre stato cosi. Se pensi quanto sia cambiata l’arte nei secoli, partendo dalla preistoria con i disegni nelle caverne, ti rendi conto che è sempre in continua evoluzione e viaggia sui binari della epoca in cui vivi, e dai nuovi strumenti che hai a disposizione. Ad esempio io non lo farei mai, ho ancora il concetto delll’ artista che “si sporca le mani”, quello che prende il pennello e lo “puccia” nella vernice, nel colore, nell’olio e inizia a fare tratti di pittura. Anche chi cerca di creare altre forme d’arte usando materiali come stoffe e materiali simili, queste persone non le considero artisti perché si entra nel design, che è un’altra cosa.
Al giorno d’oggi più che il valore dell’artista e della sua arte sembra contino più i follower che uno ha, l’immagine che trasmette sui social e sul Personal Brand. Valutano più il personaggio che le sue opere. Cosa ne pensi di questa situazione?
Bella domanda ma se ci fai caso è sempre stato così, sono solo cambiati mezzi e dinamiche. L’arte deve stare al passo con la moda del momento, però è il tempo che valuta davvero un’artista e le sue opere. Se prendiamo per esempio Ligabue o Van Gogh, la loro arte è stata capita solo anni dopo la loro scomparsa. Warhol, Dalì o Picasso addirittura la moda l’hanno creata. Questa è la differenza di chi segue la moda e chi invece la crea o non la segue. I primi restano immortali mentre dei secondi ci si dimentica in breve tempo.
Ho saputo che è venuto a visitarti anche Sgarbi. Com’è andata?
Si, ho avuto il piacere di conoscerlo e ti assicuro che lui non fa il personaggio come dicono, lui è così ed è un genio del suo settore. Ti racconto un aneddoto, venne qui a mangiare e guardando i miei lavori mi disse “tu sei un po' bestia come artista, dovresti dipingere le bestie, perché solo una bestia può dipingere le altre bestie”. Lì per lì non lo capii, pensavo fosse sarcastico come al solito, invece ho iniziato a dipingere animali e ho fatto una mostra al Broletto con una affluenza record, andata benissimo e ho ricevuto il plauso di pubblico e critica, alcune di queste opere sono esposte anche nella sede della Provincia. Questo ti fa capire la cultura e genialità di un personaggio come Sgarbi.
Progetti futuri?
Sto organizzando una mostra al Castello di Belgioioso di cui ti farò conoscere i dettagli a breve, anzi ti dirò di più, se nessuna istituzione citata prima dovesse lasciarmi uno spazio per esporre l’opera sulla Battaglia di Pavia, sarei onorato se l’esponessero proprio al Castello di Belgioioso.
Grazie mille Matteo della piacevole chiacchierata e del dono della tua operata dedicata a Spendiamo a Pavia.
Grazie mille a voi e complimenti per quello che state costruendo. La nostra città ha sempre più bisogno di progetti nuovi e con scopo divulgativo come il vostro.
Intervista di Matteo Filippi