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PROVINCIA DI PAVIA – In Lombardia, e in particolare nella provincia di Pavia, il settore artigiano ha subito un forte ridimensionamento negli ultimi undici anni. Secondo i dati resi noti dall’Ufficio studi della Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato, basati su informazioni provenienti dall’INPS e Infocamere/Movimprese, tra il 2013 e il 2023, il numero degli artigiani è calato drasticamente. In provincia di Pavia, si è passati da 18.391 unità nel 2013 a 13.520 nel 2023, registrando una riduzione del -26,5%, un dato superiore alla media regionale e nazionale. Pavia si posiziona al 18° posto in Italia per tasso di perdita, provincia lombarda che ha subito la riduzione in percentuale più alta tra tutte, Milano compresa.

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Anche il numero delle imprese artigiane attive è in netta flessione. Nel 2013, in Lombardia, le imprese artigiane erano circa 345.383, scendendo a poco più di 270.044 nel 2023. Un declino drastico attribuibile a diversi fattori, tra cui il processo di globalizzazione, l’automazione crescente, e una crescente pressione competitiva esercitata dalle grandi catene di distribuzione e dal commercio elettronico. In Lombardia, si è verificata una progressiva concentrazione del settore, con una riduzione del numero di piccole realtà indipendenti, sostituite in parte da grandi consorzi e aggregazioni di imprese.

Uno dei fenomeni che ha contribuito al declino è la svalutazione culturale del lavoro manuale. In un contesto sempre più orientato verso professioni intellettuali e digitali, molti giovani lombardi tendono a disertare le scuole professionali e artigiane, preferendo percorsi scolastici che portano a carriere percepite come più prestigiose. Questa tendenza si riflette anche nei numeri: “se in Lombardia il numero degli avvocati supera le 50.000 unità, gli artigiani nei settori della sartoria, della falegnameria e della meccanica manuale sono drasticamente diminuiti”, sottolinea Cgia.

Il declino del settore artigiano ha lasciato un segno tangibile nelle città lombarde, Pavia compresa. Le strade e i quartieri che una volta pullulavano di botteghe artigiane si stanno svuotando. Le saracinesche abbassate e le insegne rimosse sono ormai un’immagine comune, segnando un cambiamento nel tessuto sociale e commerciale delle aree urbane. Una trasformazione che ha contribuito a rendere molte aree meno vivibili, soprattutto per le fasce più anziane della popolazione, che si trovano sempre più isolate e prive di quei punti di riferimento rappresentati dai negozi di vicinato.

Le ragioni di questo declino sono molteplici e complesse. L’invecchiamento della popolazione artigiana, il mancato ricambio generazionale, l’aumento dei costi di gestione (come affitti e tasse) e la concorrenza spietata del commercio elettronico sono tra i principali fattori. Inoltre, la mentalità dei consumatori è cambiata: la preferenza per prodotti industriali e a basso costo ha marginalizzato il lavoro artigianale, che richiede tempi e costi maggiori.

Per rilanciare il settore, gli esperti sottolineano la necessità di investire nella formazione e nell’orientamento scolastico, con particolare attenzione agli istituti professionali. Il futuro dell’artigianato lombardo, sostengono, dipenderà dalla capacità di integrare le tecnologie moderne con le competenze tradizionali, per creare nuove opportunità e attrarre le giovani generazioni verso il mondo del “saper fare”. 

Non tutto è perduto: i settori in crescita

Tuttavia, non tutti i settori artigiani sono in declino. In Lombardia, comparti come quello del benessere e dell’informatica hanno registrato una crescita. I servizi legati alla cura della persona, come parrucchieri ed estetisti, continuano a vedere un’espansione, così come le attività legate al digitale, tra cui web marketing, video making e social media management. Anche il settore alimentare, in particolare le gelaterie e le gastronomie, ha dimostrato resilienza, grazie alla forte domanda locale e al turismo.

Fonte Giacomo Pelizza per RadioGold