Cannabis Legale: La Fuga delle Aziende Italiane verso l'Estero tra Burocrazia e Normative Restrittive
Le piccole e medie imprese agricole italiane soffrono a causa di leggi ambigue e ostacoli burocratici, spingendo i produttori di CBD a trasferirsi all'estero per sopravvivere sul mercato globale.
L’emendamento è stato cancellato. Le aziende con serre indoor potrebbero trasferirsi all’estero, ma per farlo sono necessari fatturati significativi, anche milionari. La filiera agricola italiana è costituita per la maggior parte da piccole e medie imprese: il 99% degli agricoltori lavora in campo aperto, poiché l’agricoltura indoor è costosa e solo pochi hanno investito in serre, data la complessità delle leggi.
Desiante possiede due aziende: una agricola in Italia, anche se indoor, e un’altra dedicata alla distribuzione, pronta a trasferirsi. I suoi marchi sono già presenti in tutta Europa, con distribuzione anche in Francia e Germania. Vende infiorescenze, oli, cosmetici, tisane, tutti a base di cannabidiolo (Cbd), una sostanza della canapa senza effetti psicotropi ma con proprietà rilassanti. Tuttavia, un decreto del ministro della Salute Orazio Schillaci ha classificato il Cbd per uso orale come stupefacente, riservandone la produzione e vendita solo alle aziende farmaceutiche autorizzate. La burocrazia in Italia è complessa, spingendo molti a spostarsi in Africa, come Nicola D’Addazio, un esperto di legislazione farmaceutica e consulente.
D’Addazio ha fondato Naponos, un’azienda di distribuzione farmaceutica in Italia, ma ha dovuto trasferirsi per ottenere l’autorizzazione. Dopo un anno di attesa con un’Asl siciliana, si è spostato a Siracusa, dove gli uffici hanno maggiore esperienza. Vende prodotti medicinali e di benessere a base di Cbd e Cbg, ma trascorre sempre più tempo in Africa, dove gestisce affari e consulenze per altre imprese.