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"Alan, bimbo mio": Un viaggio nel cuore della memoria storica e della speranza

Cesare Vitali racconta la persecuzione ebraica attraverso gli occhi di un bambino, tra la Vienna degli anni '20 e la Pavia della Seconda Guerra Mondiale

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Come è nata la sua passione per la scrittura? 

La passione per la scrittura di Cesare Vitali nasce dalla tragedia personale della perdita di una persona cara. Dopo un dolore profondo, lo scrittore, su consiglio dell'amico e scrittore Mino Milani, iniziò a scrivere per dare voce ai suoi sentimenti. Questo fu l'inizio della sua carriera letteraria, culminata con il suo primo libro Io e tu, che rappresenta il frutto di un lungo percorso interiore.

"Alan, bimbo mio": un romanzo ambientato nella Vienna degli anni '20 e che affronta momenti storici delicati. Come è nata l'idea di raccontare questa storia? 

L'ispirazione per Alan, bimbo mio nasce dalla sua profonda documentazione sulla Shoah. Nonostante Cesare Vitali non sia ebreo, la sua ricerca storica e il suo impegno civile lo hanno spinto a raccontare una vicenda che affronta la persecuzione razziale e la Seconda Guerra Mondiale. La scelta della Vienna degli anni '20 è legata al contesto storico dell'epoca, mentre la storia della famiglia ebraica che si trasferisce in Italia è frutto della sua immaginazione, con il desiderio di esplorare la tragedia della persecuzione in modo umano e toccante.

Cosa l'ha spinta ad affrontare la tematica delle leggi razziali nel suo libro?

 Cesare Vitali racconta che il suo interesse per la Shoah e la questione ebraica nasce negli anni '60, quando iniziarono a essere pubblicati i primi libri sulla tragedia, tra cui le opere di Primo Levi. Nel corso degli anni, ha approfondito questa tematica, visitando i musei ebraici in Europa e studiando il passato con uno spirito di denuncia contro il fascismo e l'antisemitismo. La sua scelta di scrivere su questi temi è, quindi, un atto di responsabilità civile e morale.

Ci parli del personaggio di Alan e del suo ruolo nel romanzo. 

Alan è il bambino protagonista del romanzo, nato in un periodo storico drammatico: il febbraio del 1943, proprio quando la persecuzione e l'occupazione nazista si intensificano. Cresce sotto la protezione di una famiglia pavese, che accoglie lui e i suoi genitori ebrei in fuga dalle leggi razziali. La figura di Alan rappresenta, simbolicamente, l'innocenza travolta dalla guerra e dal razzismo, ma anche la speranza di un futuro diverso.

Cosa l'ha spinto a inserire la sua città, Pavia, nel libro?

 La scelta di Pavia come location del romanzo è legata sia al suo legame personale con la città che alla sua capacità di raccontare un'epoca storica attraverso un luogo significativo. Cesare Vitali racconta che la sua città, pur non essendo un grande centro, è rappresentativa della piccola realtà italiana dell'epoca, dove l'impatto delle leggi razziali e della guerra si riflette nelle storie quotidiane delle persone. Pavia, inoltre, permette di descrivere i costumi dell'epoca, con un'attenzione particolare al fiume Ticino e ai luoghi simbolici della città, come il ponte.

Quanto tempo ha impiegato nella stesura del libro? 

La stesura del libro è il frutto di anni di riflessione e studio. Cesare Vitali sottolinea che la sua passione per la Shoah e per l'ebraismo lo ha spinto a documentarsi a fondo per oltre quarant'anni. La sua scrittura è stata, quindi, un processo lungo e meditato, anche se il romanzo vero e proprio ha preso forma più recentemente, come un percorso di narrazione che unisce la storia con la fantasia.

Cosa si aspetta dalla reazione dei lettori, considerando l'uscita imminente del libro? 

Nonostante la sensibilità dei temi trattati, Cesare Vitali si aspetta che i lettori apprezzino il suo romanzo per il suo messaggio di pace e antifascismo. Egli ha riscontrato reazioni contrastanti, come quella di un lettore su Facebook che riteneva inopportuno lanciare un libro del genere in un momento di conflitto internazionale. Tuttavia, Vitali si distanzia da ogni strumentalizzazione politica, affermando che il suo romanzo riguarda la memoria storica e l'antifascismo, piuttosto che il conflitto arabo-israeliano contemporaneo. Si augura che la sua opera venga letta nel contesto di una riflessione sulla storia, l'umanità e la pace, con un occhio sempre rivolto alla lotta contro ogni forma di discriminazione.

Alan, bimbo mio si presenta come un romanzo che affronta temi universali e drammatici, ma anche pieni di speranza. La scelta di Cesare Vitali di raccontare una storia di guerra, ma con un messaggio di pace, testimonia il suo impegno civile e culturale, con l'augurio che i lettori possano apprezzare l'importanza di non dimenticare la storia per costruire un futuro migliore.

 

Intervista di Barbara Quaroni