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Acido urico alto: cause, sintomi e cosa fare per prevenirlo di Antonio Monteleone

Scopri le cause dell'iperuricemia, i sintomi associati e come gestirla per ridurre i rischi cardiovascolari.

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Cause dell'acido urico alto e cosa fare

Il suo livello nel sangue sta diventando un fattore strategico di prevenzione. Un elevato tasso di acido urico, infatti, ci espone a significativi rischi cardiovascolari perché, come ormai dimostrato, è un nemico di cuore e vasi sanguigni.  Da recenti studi, infatti, l’iperuricemia è risultata essere corresponsabile di circa il 40% di tutti gli infarti che si registrano ogni anno in Italia. 

Che cos'è l'acido urico?

L’acido urico è una sostanza di scarto del metabolismo delle cellule, prodotta in seguito alla degradazione delle purine, ovvero le molecole alla base della produzione di acido urico. La sua concentrazione nel sangue (uricemia) è il risultato dell'equilibrio tra la sua produzione da parte dell'organismo e la sua eliminazione con le urine. 

Come si misura?

Il dosaggio dell'uricemia avviene grazie a un semplice esame del sangue.  È possibile raccogliere anche le urine (delle ultime 24 ore) così da valutare l’uricosuria, ovvero la quantità di acido urico presente nelle urine.

Acido urico alto: i valori 

Se l'acido urico viene prodotto in eccesso o non viene eliminato in modo sufficiente, può accumularsi nell'organismo e determinare un aumento dei suoi livelli ematici (iperuricemia).  Si definisce iperuricemico il soggetto che presenta una uricemia superiore a 7 mg/dl se uomo e a 6,5 mg/dl se donna, dopo 5 giorni di dieta ipopurinica (povera di carne, pesce e pollame, ma ricca di latticini, uova e proteine vegetali) e senza assunzione di farmaci che influiscono sulla determinazione di questo parametro ematico. 

Un alto valore di acido urico rappresenta il prerequisito fondamentale per la deposizione a livello articolare e tissutale di urato.

I sintomi dell’acido urico alto

I sintomi più frequenti con cui si presenta l'iperuricemia sono: 

Cause dell'iperuricemia

I motivi legati all’insorgenza dell’iperuricemia possono essere molteplici: 

  • ridotta escrezione renale, la causa più comune. Può essere ereditaria o svilupparsi in pazienti in terapia con diuretici e con patologie che riducono la velocità di filtrazione glomerulare (la quantità di sangue che viene filtrata dai glomeruli al minuto);
  • aumento di produzione di acido urico riconducibile all'elevato turnover nucleoproteico (ossia il processo grazie al quale il corpo umano disgrega quotidianamente delle proteine sintetizzandone altre) nelle malattie ematologiche e da quelle situazioni in cui vi è un elevato indice di proliferazione e morte cellulare;
  • aumentato apporto purinico, ovvero l'eccessiva assunzione di cibi ricchi di purine (fegato, rene, acciughe, asparagi, brodo, aringhe, sughi a base di carne, funghi, cozze, sardine);
  • malattia da dismetabolismo dell’acido urico.

La forma cronica con deposito di urato (gotta)

Tra le forme di iperuricemia c'è anche una variante cronica (gotta) dovuta a un disordine del dismetabolismo delle purine che porta alla deposizione di cristalli di urato monosodico, detti anche tofi, a livello articolare e nei tessuti extra-articolari favorendo l’artrite acuta o cronica. 

I fattori che favoriscono questo tipo di iperuricemia, riconoscibile in presenza di dolore acuto e grave, dolorabilità, calore, arrossamento e tumefazione, sono: 

  • una dieta squilibrata; 
  • un incremento delle condizioni che causano iperuricemia (obesità, alterazioni della quantità di lipidi nel sangue ovvero dislipidemia, ipertensione arteriosa e sindrome metabolica).

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Terapia dell’iperuricemia

La terapia farmacologica dell'iperuricemia cronica si basa sull'utilizzo di un inibitore (selettivo o non selettivo) della xantina ossidasi, un enzima che velocizza la reazione di conversione della xantina in acido urico. 

Cosa evitare e cosa mangiare in caso di iperuricemia

Consigliato anche un regime dietetico adeguato che tenga conto degli alimenti ricchi di purine. Per esempio, sono da evitare: 

  • 100 grammi di animelle, molluschi, acciughe, fegato, rene, estratti di carne, insaccati e lievito in quanto corrispondono a un valore altissimo (150-1.000 mg) di purine.

Da limitare l’assunzione di:

  • montone, vitello, tacchino, oca, merluzzo, sgombro, salmone, trota e frutta secca che corrispondono a un valore alto (50-150 mg);
  • bue, coniglio, pollo, maiale, crostacei, fagioli, piselli, lenticchie, spinaci, asparagi, carciofi, formaggi grassi o fermentati, cachi, banane e fichi che corrispondono a un valore moderato (15-50 mg).

Via libera, invece, a:

  • bevande, cereali, latte, burro, formaggi, uova e verdure che, invece, corrispondono a un contenuto di purine basso (inferiore ai 15 mg).

L’interesse crescente nello studio dell’iperuricemia

Questa condizione clinica è in lento, ma progressivo aumento e i dati dell’Istituto di Ricerca della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) - Health Search lo testimoniano. 

Non a caso l’interesse dell’iperuricemia, soprattutto negli ultimi anni, sta sensibilmente aumentando in relazione alla sostanziale modifica di indicazioni frutto dell’analisi di studi clinico-epidemiologici che rimarcano un’associazione tra i livelli di uricemia, con o senza deposito di urati, e varie patologie cardiovascolari quali l’ipertensione arteriosa, lo stroke ischemico, lo scompenso acuto o cronico.

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Antonio Monteleone Infermiere Libero Professionista