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Tenuta di caccia oppure casa degli orrori?

urban exploration oscar benvenuti

Questa esplorazione parte da una foto che mi è stata inviata da un altro esploratore…
Premessa: il nostro piccolo mondo si snoda soprattutto su canali privati e nonostante facebook, instagram, telegram e chi più ne ha più ne metta, ben lontani dal clamore dei social.
Le persone che praticano l’urbex sono piuttosto riservate e protettive nei confronti dei siti che visitano, quindi le informazioni vengono scambiate sottobanco in chat private e ristrette.
La protezione e l’integrità dei luoghi è la priorità, per questo, difficilmente si riesce ad entrare in un gruppo urbex però può capitare che, se qualche esploratore di vecchia data vede da parte vostra un sano interesse, potrebbe decidere di condividere con voi molti dei propri segreti.


ATTENZIONE

L'esplorazione dei luoghi abbandonati di qualsiasi natura essi siano è una attività pericolosa che può esporti a rischi fisici, anche mortali e legali/penali.
Sconsigliamo assolutamente di praticarla senza le dovute attrezzature e conoscenze.
Questi articoli hanno uno scopo puramente conoscitivo e artistico. I luoghi abbandonati si possono godere anche dall'esterno oppure virtualmente seguendo le fotografie e le storie che troverete su questo sito.


Dopo questa premessa torniamo a bomba all’esplorazione che vi presentiamo oggi, il mio contatto, di cui mi posso fidare ciecamente, mi gira la foto e mi comunica che il sito è in Lombardia (lui invece è di Torino) e non riuscendo ad individuare il posto, mi chiede se riesco a trovarlo io per lui e poi condividerlo.
Dopo varie ricerche mi avvicino all'obiettivo imbattendomi sul web in una cupa leggenda. Il luogo sarebbe stato utilizzato come colonia estiva nella prima metà del secolo scorso, e poi improvvisamente abbandonato. La storia passa a molti anni dopo, alcuni adolescenti scoprono il posto e decidono di esplorarlo, trovando documenti vari ed un elenco con i nomi dei bambini che avevano soggiornato li.
A quel punto la curiosità li spinge a fare una verifica su questo elenco, e questo li porta ad un finale agghiacciante - la colonia fu chiusa dopo la misteriosa sparizione di alcuni piccoli ospiti ma l’apice dell’orrore arriva quando, avvertite le autorità e facendo ricerche nelle vicinanze della casa vengono ritrovati, sepolti nel bosco, i resti delle piccole vittime!
Ma questa è la leggenda….O come direbbe il mitico Carlo Lucarelli, “Ma questa è un’altra storia..”


Il nostro motto è : “porta via scatti fotografici e lascia solo impronte”

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Ma torniamo a oggi…

Partiamo per l’esplorazione, dopo aver percorso una polverosa strada di campagna ci addentriamo nei boschi della pianura Padana e, satellitare alla mano, dopo varie deviazioni raggiungiamo il limitare del sito.
Un sentiero parte dal prato di una chiesetta e si inoltra tra rovi e ortiche. L’aria è soffocante e il cielo di colore giallo grigiastro, da li a poco pioverà sabbia del deserto.
Ci facciamo strada e all’improvviso vediamo sorgere dalle fronde degli alberi un’edificio giallo col sottotetto cadente e le finestre vuote come le orbite di un teschio. Entriamo nell’edificio e ci facciamo sentire, chiediamo ad alta voce se c’è qualcuno, ma ci risponde il canto dei grilli, l’aria si fa ancora più pesante e un forte odore di marcio ci circonda. L’edificio è vuoto e in pessime condizioni, stanze vuote e muri scrostati ci accolgono in silenzio, poi oltre l’angolo di una porta…si staglia davanti a me un triciclo di vecchia foggia, molto arrugginito e senza una ruota...l’adrenalina sale….
In cucina troviamo altri oggetti tra cui un pupazzetto di Paperino assai vecchio ed inquietante e la mente va al celebre film di Lucio Fulci “Non si sevizia un paperino” che ,guarda caso, tratta di una serie di efferati omicidi che riguardano proprio dei bambini. Una volta fuori, troviamo anche il teschio di un animale non ben identificato, ci appare posizionato in bella mostra su di un davanzale.
Facciamo il giro del perimetro e troviamo un secondo edificio, è il vero obiettivo, la villa.
Ne scorgiamo solamente la torretta dal tetto malconcio, mentre il resto è divorato dalla vegetazione. Entriamo e l’ambiente è davvero cupo, per sicurezza facciamo un rapido sopralluogo, poi cominciamo a fare foto e video. Nel mentre troviamo altre cose interessanti, come uno stendino con le ruote ricavato da una vecchia culla, un seggiolone in plastica ormai scolorito, quello che sembra un biberon e poi scarpe, quaderni con compiti di scuola elementare, qualche rivista e oggetti vari, ma il reperto che in seguito, scopriremo essere il più importante, è un dizionario di greco antico.
Il luogo è inquietante, ma nonostante la suggestione che alimenta, appare subito chiaro che la leggenda, già debole di suo, non ha fondamenti reali ed è solo una storia inventata. Andandocene ,proviamo comunque un senso di sollievo, e siamo contenti di raggiungere l’automobile.
Una volta a casa, decidiamo di scoprire di più,perchè quel luogo ha suscitato in noi una forte curiosità, dopo ricerche che sembrano portare sempre e solo alla solita leggenda, ci imbattiamo in quella che è una storia terribile, raccapricciante e purtroppo vera.
Scopriamo che per oltre trenta lunghi anni una pericolosa setta ha imperversato nella zona, usando come quartier generale una casetta a pochi passi dalla nostra villa abbandonata.
Per un terzo di secolo, questi criminali hanno circuito e schiavizzato donne, ragazze e persino bambine, torturandole nei modi peggiori, isolandole dalle famiglie e sfruttandole in ogni modo, finché nel 2021, dopo mesi di pedinamenti e intercettazioni, la polizia e i carabinieri hanno messo fine a questo triste capitolo di storia locale.

Guarda il video della casa degli orrori

NOTA BENE , dopo aver esaminato articoli e visto numerosi video dei tg dell’epoca, siamo arrivati alla ragionevole conclusione che la villa visitata da noi sia stata utilizzata per alcuni di questi fatti criminosi. Ricordate il dizionario di Greco antico? la setta, con le vittime si spacciava per una specie di ritrovo dove essere liberi e parlare di cultura e filosofia ed il suo capo si ispirava fortemente a Dioniso, Dio del piacere, appartenente all’antica Grecia.

Abbiamo scoperto che nella zona, ancora adesso, molta gente non ama parlare di questa storia e molti dicono che non sia mai successo nulla, la leggenda che appare piuttosto “giovane” potrebbe essere stata inventata da chi voleva parlare ma non poteva? È una possibilità, la cosa certa è che la nostra passione per l’esplorazione, questa volta ci ha portati a scoprire cose davvero agghiaccianti, che non dimenticheremo facilmente.


Chi sono?

Benvenuti Oscar nato a Milano nel 77’ e residente in Lomellina.
Nella vita lavoro in un colorificio e sono motociclista, fotografo, videomaker ed esploratore urbex. quando riesco, metto insieme tutte le passioni

Urban Exploration (Urbex)

Alla scoperta del fascino nascosto.

Gli esploratori urbani, conosciuti anche come "urbex" dall'inglese "urban exploration", sono appassionati che si dedicano all'esplorazione di luoghi artificiali abbandonati o poco accessibili al pubblico. Si tratta di una pratica che affonda le sue radici nella speleologia e nell'archeologia industriale, ma che negli ultimi anni ha conosciuto un'ampia diffusione, alimentata anche dal fascino del mistero e dall'adrenalina che deriva dall'avventurarsi in luoghi dimenticati.

Cosa fanno gli esploratori urbani?

Gli urbex visitano una vasta gamma di siti, tra cui:

- Edifici industriali dismessi;
- Fabbriche, magazzini, centrali elettriche
- Strutture pubbliche abbandonate:
- Ospedali, scuole, manicomi
- Luoghi sotterranei:
- Catacombe, tunnel, stazioni della metropolitana in disuso
- Aree militari dismesse:
- Basi, bunker, trincee

L'obiettivo degli esploratori urbani non è assolutamente quello di danneggiare o vandalizzare i luoghi che visitano, ma piuttosto di documentarne la storia, la bellezza decadente e l'architettura. Attraverso fotografie, video e racconti, gli urbex condividono le loro scoperte con la comunità online, creando un archivio prezioso della memoria urbana e sensibilizzando il pubblico sull'importanza della memoria e della conservazione del patrimonio industriale.

Nella mia vita ho avuto la fortuna di incrociare persone amanti del bello in tutte le sue forme.
Alcune me lo hanno raccontato, descritto, accennato.
Oscar invece non parla, lo fanno le immagini e le musiche scelte con cura.
Ti cattura e ti trasporta, alla ricerca di un bello (e di un brutto) che c'è stato, che puoi solo intuire esplorando mondi ormai fatiscenti con delicatezza e rispetto.
Guardare i suoi video è doloroso e commovente allo stesso tempo, come se diventassimo per un attimo noi i protagonisti di quelle stanze vuote, come se fossimo seduti su quei banchi ad aspettare il rintocco di una campanella per poter finalmente uscire.
Il montaggio e le scelte accurate delle musiche accompagnano in maniera struggente quelle che possono essere anche le Stanze della Nostra Memoria.
Last Light, l'ultima Luce, esploratori urbani
P.S.

 

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Dal 1991, ICIF formazione a 360 gradi internazionale sulla cucina regionale italiana,

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