Il monastero
Il Monastero dimenticato
Spesso le belle scoperte si fanno per caso, e questo è uno di quei casi. Partiti per un'esplorazione poi finita in nulla, dopo svariate ore di strada, abbiamo deciso di verificare una location scoperta durante la pianificazione dell'obiettivo primario. Dalle foto satellitari il luogo risultava probabilmente in fase di recupero, oppure lo era stato in passato e ora giaceva abbandonato. La sua forma ben poco attraente non faceva presagire nulla di sostanzioso, e in definitiva, anche una volta entrati nel perimetro del giardino, la sensazione è stata quella di "quattro pareti vuote"...
Con grande felicità, ci siamo ricreduti non appena varcata la prima porta! già alla prima sbirciata, gli occhi si sono riempiti di stupore! Quello che fuori sembrava una scatola vuota, in realtà non era altro che un bellissimo convento abbandonato!!
Per almeno due ore ci siamo persi tra corridoi, colonne, scale, damigiane e vecchie macchine agricole, tra un caldo appiccicoso e soffocante e il brillare della polvere in sospensione. Ci siamo rifatti gli occhi con affreschi e pavimenti in cotto, archi e volte, in un viaggio nel tempo che ci ha riportato indietro di svariate centinaia di anni, e per la precisione ,intorno al 1700, epoca in cui fu costruito questo edificio ad opera dei Gesuiti.
A onor del vero, le prime pietre furono posate intorno al 1250 da un nobile proprietario terriero, ma furono i Gesuiti, 500 anni dopo, a costruire l'attuale struttura. Il luogo in realtà non era un vero e proprio monastero, ma un ibrido tra una magione per le vacanze dei nobili, e un’ azienda agricola, il tutto però di proprietà dei religiosi, che si dedicavano anche all'allevamento.
All'interno l'aria è antica e immobile, pregna di emozioni e profumi e come previsto abbiamo trovato tracce di un tentativo di recupero, però andato in fumo, cosa purtroppo vista e rivista in molti luoghi visitati. Non capiremo mai con che criterio, chi di dovere, lasci andare in malora un patrimonio culturale immenso come il nostro…che lentamente ma inesorabilmente si sta sgretolando, dimenticato da tutti e destinato a vedere oramai solamente la luce delle nostre torce...the last light...
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ATTENZIONE
L'esplorazione dei luoghi abbandonati di qualsiasi natura essi siano è una attività pericolosa che può esporti a rischi fisici, anche mortali e legali/penali.
Sconsigliamo assolutamente di praticarla senza le dovute attrezzature e conoscenze.
Questi articoli hanno uno scopo puramente conoscitivo e artistico. I luoghi abbandonati si possono godere anche dall'esterno oppure virtualmente seguendo le fotografie e le storie che troverete su questo sito.
Chi sono?
Benvenuti Oscar nato a Milano nel 77’ e residente in Lomellina.
Nella vita lavoro in un colorificio e sono motociclista, fotografo, videomaker ed esploratore urbex. quando riesco, metto insieme tutte le passioni
Urban Exploration (Urbex)
Alla scoperta del fascino nascosto.
Gli esploratori urbani, conosciuti anche come "urbex" dall'inglese "urban exploration", sono appassionati che si dedicano all'esplorazione di luoghi artificiali abbandonati o poco accessibili al pubblico. Si tratta di una pratica che affonda le sue radici nella speleologia e nell'archeologia industriale, ma che negli ultimi anni ha conosciuto un'ampia diffusione, alimentata anche dal fascino del mistero e dall'adrenalina che deriva dall'avventurarsi in luoghi dimenticati.
Cosa fanno gli esploratori urbani?
Gli urbex visitano una vasta gamma di siti, tra cui:
- Edifici industriali dismessi;
- Fabbriche, magazzini, centrali elettriche
- Strutture pubbliche abbandonate:
- Ospedali, scuole, manicomi
- Luoghi sotterranei:
- Catacombe, tunnel, stazioni della metropolitana in disuso
- Aree militari dismesse:
- Basi, bunker, trincee
L'obiettivo degli esploratori urbani non è assolutamente quello di danneggiare o vandalizzare i luoghi che visitano, ma piuttosto di documentarne la storia, la bellezza decadente e l'architettura. Attraverso fotografie, video e racconti, gli urbex condividono le loro scoperte con la comunità online, creando un archivio prezioso della memoria urbana e sensibilizzando il pubblico sull'importanza della memoria e della conservazione del patrimonio industriale.