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Lombardia e Pavia, cresce l’allarme imprese a rischio usura: una su sette è in sofferenza

La fine delle misure anti-crisi fa impennare le segnalazioni alla Centrale Rischi: aumentano le difficoltà per piccoli imprenditori, artigiani e autonomi, con picchi preoccupanti in alcune province lombarde.

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In Lombardia si concentra il 14,6% delle imprese italiane considerate vulnerabili al rischio usura. In pratica, una su sette delle circa 122 mila attività classificate dal sistema bancario come “in sofferenza”, dato che nell’ultimo anno è salito del 3,6%. Si tratta soprattutto di realtà medio-piccole che stanno faticando a restituire i finanziamenti ricevuti e che, dopo la parentesi della pandemia e la fine delle misure straordinarie di sostegno, sono tornate ad aumentare.

Queste imprese, spesso guidate da artigiani, commercianti, lavoratori autonomi o piccoli imprenditori, finiscono registrate nella Centrale dei Rischi della Banca d’Italia e automaticamente escluse da qualsiasi forma di credito legale. Una condizione che apre la strada agli usurai, pronti a intervenire offrendo liquidità immediata ma a condizioni insostenibili.

Secondo l’elaborazione della Cgia di Mestre sui dati della Banca d’Italia, al 30 giugno le imprese lombarde in sofferenza sono 17.804, 171 in più rispetto al 2024. L’aumento dell’1% resta inferiore alla media nazionale, ma i divari interni alla regione destano preoccupazione.

La provincia più colpita è Sondrio, dove il numero delle attività segnalate è cresciuto del 10,9% in un anno, passando da 156 a 173 casi: uno dei peggiori incrementi registrati in Italia. Seguono Mantova, che registra un balzo del 7,2% (da 752 a 806), e Pavia, con un +2,8% e trenta realtà in più rispetto all’anno precedente.

Milano segna un incremento del 2,5%, arrivando a 7.009 aziende in sofferenza, mentre Lodi sale del 2% e Cremona dell’1,9%, quest’ultima con 582 attività in difficoltà. Bergamo registra un +1,5%, Lecco +1,4% e Varese +1,1%.

Controtendenza invece Brescia, Monza e Brianza e Como, dove il numero delle aziende in sofferenza è diminuito. Il calo più netto è quello comasco, con un -4,5%, seguito dalla Brianza (-3,8%) e da Brescia (-3,2%).